(di Gianni De Paoli) La batosta del centrodestra a Verona ce la ricorderemo per un bel pezzo. Ma nessuno dei responsabili ha avuto il buongusto di farsene carico, dicendo agli elettori: “scusateci, abbiamo sbagliato tutto, facciamo un passo indietro e lasciamo il posto ad altri”.
A parte un’onesta dichiarazione di Sboarina, i capi del centrodestra tacciono. L’unico che ha parlato, indicando la necessità di una riflessione, senza entrare per ora nei particolari, è stato Ciro Maschio, coordinatore di Fratelli d’Italia.
Gli altri zero. Tutt’al più si sono limitati a dare la colpa Tosi. Come se loro non ne avessero.
Che Tosi avrebbe determinato la sconfitta lo si sapeva. Se nel 2002 lo aveva fatto Michela Sironi con un 5%, figuriamoci lui che era accreditato del triplo e poi ha preso il quadruplo! Tosi non è una giustificazione. E’ un’aggravante. E’ dal 2015, da quando si mise con Renzi al referendum, che si muove disinvoltamente anche fuori dal centrodestra. Quelli che avevano il pallino in mano dovevano pensarci prima. E’ piangere sul latte versato, mentre se si vuole davvero ricostruire il centrodestra bisogna guardare avanti. Ma per guardare avanti capi e capetti devono fare un passo indietro. Altrimenti vuol dire che invece che al futuro di Verona e del centrodestra pensano solo alle proprie posizioni.
Di errori ne hanno fatti troppi. Dietro ogni errore c’è un responsabile. E’ normale che per il ruolo ricoperto sia Sboarina quello che ha il massimo delle responsabilità. E se l’è anche prese, almeno formalmente. Ma tutti gli altri? Dove sono? Nessuno sente il bisogno di dimettersi dalle cariche che gli sono derivate dall’essere stato nella stanza dei bottoni dell’amministrazione e della coalizione sconfitte? Macché! Alcuni di loro pensano addirittura di candidarsi alle politiche. Al danno s’aggiungerebbe la beffa.