Giorgio Pasetto, Area Liberal, attacca il centrodestra sulla gestione dell’aeroporto Catullo oggi controllato dalla SAVE di Venezia che gestisce, con ben altra attenzione va detto, lo scalo di Venezia e di Treviso. «Ormai il pasticcio estivo è fatto, con la nostra città danneggiata e umiliata da uno scalo aeroportuale di livello vergognoso – sottolinea in una nota Pasetto -. Il Sindaco Tommasi ha trattenuto a se’ la delega alle partecipate e ha fatto bene, soprattutto nel caso del Catullo, perchè servirà un cambiamento energico che sia espressione di una nuova politica. Lo scalo è sempre quello da più di 20 anni. Un fatto che nessuno ha scritto: il Piano di Sviluppo approvato prevede una riduzione dei movimenti aeromobili da 80 mila a 42 mila nel lungo termine (2030) che di fatto dimezza la capacità aeroportuale di lungo termine da uno scalo con capacità ricettiva da 8/10 milioni di passeggeri a 5 milioni di passeggeri l’anno. Ma vediamo di fare chiarezza, punto per punto.
SAVE ha preso l’aeroporto Catullo in una situazione fallimentare?
La risposta è no, la SAVE è entrata nella compagine azionaria di una società in equilibrio (al 31/12/2013 patrimonio netto di circa 35 mln e PFN (posizione finanziaria netta) di circa 36 mln a fronte di un capitale investito di 92 mln), ma che necessitava di un rilancio. I dati di bilancio evidenziano chiaramente che la Catullo SpA non era in stato fallimentare, ma sicuramente necessitava di investimenti importanti per competere sul mercato con gli altri scali . Il bilancio 2014 mostra un margine EBITDA di 8.2 milioni di euro per la Catullo SpA (di tutto rispetto) e qualora non si fosse fatto l’aumento di capitale SAVE la PFN sarebbe stata sempre di -38 milioni di euro (in linea col 2013). Importante tener presente che la Catullo SpA nel 2014 aveva un EV (enterprise value) di 100/120 milioni di euro, quindi eravamo ben lontani dall’essere in una posizione fallimentare.
Ma negli anni abbiamo sentito dire dai vari rappresentanti della politica locale e di Confindustria Verona, che la Catullo S.p.A. sarebbe fallita se non fosse intervenuta la SAVE di Marchi, ma questo non corrisponde a verità
Quali sono I risultati in termini di traffico passeggeri sotto la Gestione SAVE ?
Nel Nord Italia lo scalo di Verona ha fatto registrare la crescita più bassa nel periodo di gestione SAVE, con un +31% (circa 6% l’anno), decisamente inferiore a Bologna +43%, Bergamo +58%, Venezia +36% e Treviso +46%.
In questi 5 anni di gestione SAVE sono stati fatti investimenti di rilancio?
L’ingresso di SAVE nella compagine societaria della Catullo aveva lo scopo di far entrare un partner industriale in grado di finanziare le opere di rilancio previste nel piano industriale, ma a tutt’oggi nessun investimento è stato portato a termine.
Abbiamo frequentemente assistito alle dichiarazioni del Presidente Marchi, del Presidente Arena ed anche del Presidente Riello su investimenti di rilancio prossimi a partire per poi essere subito smentiti dai fatti
C’era stato l’interessamento di altri operatori per la Catullo S.p.A. ?
Si, ed anche molto importanti tra fondi di investimento e primarie società di gestione aeroportuale . Gli operatori di settore che avevano espresso un interesse erano:
Aeroporto di Monaco, Fondo di Investimento F2i, SAVE, Fondo AMP Capital, Fondo First State, Sixiang Holdings. Ad oggi il più concreto che ha anche fatto pervenire una lettera d’interesse al Presidente Riello in qualità di Presidente Aerogest ed al Sindaco Sboarina con un potenziale piano d’investimenti per il medio lungo termine è stato il fondo Australiano First State. La lettera non fu condivisa con i soci e la proposta rimase nell’aria (senza neanche una risposta al Fondo …). First State aveva un visione di lungo termine e avrebbe sottoscritto un piano investimenti per diverse centinaia di milioni di euro. Insomma, Verona messa in un angolo e anche danni per l’intero Veneto, visto che il traffico aereo nel 2019 è cresciuto di poco più della metà, rispetto a quello medio del nord Italia. Questo è ciò che ci lascia la destra – conclude Pasetto – . Che vogliamo dimenticare».