Bene l’appello di Stefano Valdegamberi ai soci pubblici dell’Aeroporto Catullo affinché sollecitino il Tar del Lazio a calendarizzare l’udienza del ricorso per le modalità con le quali nel 2014 vennero cedute le quote del Comune di Villafranca alla Save, primum movens della scalata che l’ha portata a controllare lo scalo veronese. L’Adige ha denunciato puntualmente il degrado del nostro aeroporto, avviato ormai all’irrilevanza dalla gestione veneziana e dei suoi valletti veronesi. Sono tanti i passaggi che dal 2014 ad oggi hanno portato alla perdita d’importanza di quella che è un’infrastruttura essenziale per il territorio e l’economia di un’area che va molto oltre Verona e la sua provincia e abbraccia una regione che per comodità possiamo chiamare “Regione del Garda”. Ma tutto è partito dalla cessione a Save delle quote del Comune di Villafranca, che secondo l’Autorità Nazionale Anticorruzione sono avvenute con modalità “non conformi alle previsioni del codici dei contratti e del diritto comunitario”.
Una quota apparentemente insignificante, il 2%, ma che è stata il ‘cavallo di Troia’ che ha inserito nella compagine societaria il concorrente veneziano che poi, piano piano, con la compiacenza dei soci veronesi (esclusa la Fondazione Cariverona) a suon di aumenti di capitale e di acquisizione di altre quote minori è arrivato al 42% e a controllare tutta la società imponendo anche il Direttore Generale. C’è però un piccolo particolare che può invalidare tutta la scalata: l’acquisto di quel primo 2% dal Comune di Villafranca, che secondo l’Autorità Nazionale Anticorruzione è avvenuto con modalità “non conformi alle previsioni del codici dei contratti e del diritto comunitario”. Nel 2018 l’Anac trasmise gli atti alla Procura della Repubblica di Verona, per gli eventuali profili di competenza, e alla Corte dei Conti.
La stranezza è che i soci pubblici, a cominciare dal Comune e dalla Provincia di Verona, si sono ‘dimenticati’ di questo piccolo particolare. Eppure non è cosa da poco il parere dell’Autorità Anticorruzione. Solo che una sentenza del Tar del Lazio poteva – e può- essere il sassolino che blocca tutto l’ingranaggio messo in piedi per fotterci l’aeroporto.
Damiano Tommasi è appena arrivato a Palazzo Barbieri e ha un sacco di cose da fare. Ma nella sua agenda, fra le prime per importanza, ci metta anche quella di sollecitare il Tar del Lazio a fare quell’udienza. E’ il modo più semplice per riappropriarci del nostro aeroporto.