Una vicenda da studiare nelle scuole veronesi, è quanto chiede il consigliere comunale Massimo Mariotti in occasione della ricorrenza della tragedia di Marcinelle, in Belgio: «Un autorevole settimanale italiano, pubblicato in Belgio nei primi anni del dopoguerra, riportava l’annuncio della tragedia di Marcinelle con un titolo su otto colonne laconico nella sua drammaticità: “Al Bois du Cazier tutti morti a 1035!”. Una notizia agghiacciante che provocò un brivido di terrore nell’opinione pubblica mondiale e in particolare in quella di casa nostra, visto che il numero di morti italiani era il più alto. Dei 262 minatori europei deceduti, ben 136 provenivano dall’Italia, fra questi 8 dal Veneto, uno di questi, Giuseppe Corso, da Verona» afferma Mariotti, che negli anni scorsi gli fece intitolare una strada nel Comune di Verona, dove ogni anno viene ricordato con una Cerimonia alla presenza di Autorità Istituzionali e rappresentanti delle Associazioni dell’Emigrazione Veneta.
«Il 23 giugno 1946 l’Italia firmava un accordo bilaterale scandaloso con il Belgio che prevedeva l’invio settimanale di duemila operai in cambio di duecento chili di carbone per ogni giornata lavorativa di ciascun minatore italiano. Con l’accordo veniva sancita una tacita “deportazione economica” in cambio di un lavoro. Un baratto ignobile siglato da governi del tempo, messo sotto accusa dieci anni dopo dalle vittime di Marcinelle che gridavano vendetta perché, sempre in Belgio, non si contavano ormai i morti italiani Caduti nelle miniere. Complessivamente sono stati 867 gli italiani periti nelle miniere del Belgio. Una cifra significativa, emblematica, uno stillicidio di sofferenza per i nostri emigranti continuato per decenni e vissuta sulla pelle delle loro famiglie in Italia, senza che nessuno nei palazzi romani si scomponesse».
A Marcinelle, l’onorevole Mirko Tremaglia ebbe a dichiarare in uno dei tanti pellegrinaggi effettuati in silenzio: «Così è finito il sogno di chi, piangendo, lasciava la terra per cercare, nel durissimo lavoro, la soluzione di chi in Patria non trovava occupazione. La memoria storica di quanto è accaduto deve far rivivere, davanti a noi, non solo le immagini di quel giorno spaventoso, ma deve costituire la stella polare di chi, su quel grande sacrificio, vuole costruire una nuova società. Vi è il sacro dovere di rispettare a tutti i costi il lavoro, che deve essere il protagonista di una nuova politica di sicurezza, di partecipazione e di giustizia sociale, dove nessuno possa imporre con il danaro il proprio tornaconto e dove i lavoratori, in collaborazione con i datori di lavoro, tornino ad essere i protagonisti del loro avvenire».
Queste parole, pronunciate in anni non sospetti sono l’essenza chiara e lucida di questa Giornata del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo, come più volte dichiarato anche all’On. Piero Fassino affermando che «gli italiani all’estero sono un fattore di sviluppo per i Paesi di accoglimento e una ricchezza per l’Italia».
«La miniera maledetta del Bois du Cazier di Marcinelle rimane come monito per un domani migliore, un futuro più giusto di quello che milioni di italiani hanno dovuto conoscere e subire negli anni passati. – continua Mariotti – L’8 agosto deve essere un momento di riflessione per tutti, per porre fine ad ogni forma di vergognoso sfruttamento e di sottomissione, nel rispetto assoluto delle leggi, della giustizia sociale e della politica dei diritti negati per ogni lavoratore, da sempre rivendicata dentro e fuori dal Parlamento dal CTIM, Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, in ogni contrada del mondo, assieme alle storiche associazioni nazionali della nostra emigrazione».
«Il calvario degli italiani nel mondo rimanga da monito per tutti, anche nei momenti più difficili della nostra Patria che, come Nazione antica di civiltà vuole ricordare per mai più dimenticare» conclude Mariotti.