( di Paolo Danieli) “Di fronte a una politica senz’anima, la campagna della Lega #Credo restituisce valori a una battaglia che non si può ridurre solo a guerra tra bande” parola di Francesco Storace postata sulla pagine Facebook di Matteo Salvini. Un riconoscimento che vale la pena di segnalare in quanto lo stesso slogan “Credo” era stato usato nel 2008 nella campagna elettorale de La Destra, il movimento fondato appunto da Storace.
Il fatto che a distanza di tanti anni la Lega rispolveri lo stesso slogan, lungi dall’alimentare gelosie, incassa l’approvazione di uno dei leader della destra più destra. In controtendenza con le numerose critiche, soprattutto di chi legge quel #Credo come una captatio benevolentiae dei cattolici. Interpretazione avvalorata da certi atteggiamenti tenuti del leader leghista, come quello di esibire un rosario durante un comizio o di farsi intervistare con alcune immagini religiose sullo sfondo.
Ma che la Lega sia simpatica o no, che Salvini piaccia o non piaccia, che ci sia qualcuno che, pur con uno slogan, si ricordi e ricordi che il primo requisito di chi fa politica è credere, avere degli ideali e una visione del mondo, non può che essere salutato come un fatto positivo. Quel #Credo non è necessariamente riferito alla religione. Per carità, niente di male se lo fosse, ma sarebbe limitativo. Quel #Credo va inteso come uno scatto in avanti della politica, come un tentativo di elevarla al ruolo che le compete da che mondo è mondo. Quel #Credo va letto anche come una denuncia della degenerazione della nostra società nella quale la politica s’è abbassata al livello di un modo per sbarcare il lunario per molti personaggi senza arte né parte, senza un lavoro, senza una competenza. Sono troppi oggi quelli che ‘fanno politica’ solo in vista di una candidatura o di un posto in un cda di un ente qualsiasi. Ognuno ne conosce qualcuno.
Quel #Credo è la dichiarazione che prima di tutto, al di là della destra e della sinistra, bisogna che la politica abbia un anima. Senza l’anima tutto è perduto. Ha ragione il mio amico Francesco Storace.