C’è un problema che incombe sulla nostra salute: l’antibiotico-resistenza, ovvero la selezione di batteri diventati resistenti agli antibiotici a causa del loro uso inappropriato. A forza di usare antibiotici anche quando non servono o di usarli in modo sbagliato senza osservare la giusta posologia presso i batteri si genera una sorta di “vaccinazione” dei microbi a questi farmaci che così diventano inefficaci.
L’Oms prevede che a causa di questo fenomeno nel 2050 ci saranno delle malattie infettive non più curabili con gli antibiotici. O quanto meno con gli antibiotici oggi conosciuti. E sarà la prima causa di morte con 10 milioni di morti/anno. E’ negli ospedali, dove per ovvie ragioni l’uso degli antibiotici è più frequente, che si riscontra più frequentemente l’antibiotico-resistenza. E anche nelle comunità. Ciò ha inciso negativamente in molti pazienti-Covid che sono andati incontro a complicanze infettive gravi che hanno portato anche alla morte. Sono i pazienti fragili, immuno-depressi, in terapia per patologie oncologiche, per trapianti o altre patologie quelli più a rischio. Già in epoca pre-Covid per questo problema in Italia c’erano 6 mila morti all’anno.
Per farvi fronte la ricerca sta studiando di produrre nuove molecole che possano essere efficaci là dove non lo sono più gli antibiotici in uso oggi.
Nonostante l’antibiotico-resistenza sia ormai un problema conosciuto, non c’è ancora un’adeguata consapevolezza nell’opinione pubblica, fattore indispensabile per un uso appropriato degli antibiotici. E’ vero che i medici sono al corrente del problema, ma se poi i pazienti non seguono le loro indicazioni e assumono il farmaco prescritto in maniera sbagliata, la resistenza all’antibiotico continuerà a svilupparsi. Senza considerare che nelle case degli italiani c’è sempre una scatoletta di antibiotici che vengono presi ‘a capocchia’ appena uno ha un po’ di febbre, il più delle volte d’origine virale, quando notoriamente non servono a niente.
ll 43% degli italiani nell’ultimo anno ha assunto antibiotici. La media europea è del 34% . Vuol dire che ne consumiamo troppi. A questo s’aggiunge l’uso smodato degli antibiotici negli allevamenti.
L’informazione è importantissima, sia a livello sanitario che dell’opinione pubblica. La prima cosa da fare è aumentare le misure igieniche preventive, come il lavaggio delle mani, eredità positiva della pandemia. L’Istituto Superiore di Sanità da tempo evidenzia come solo il 30-50% delle infezioni sia prevenibile attraverso buone pratiche igieniche. Contemporaneamente va ridotto l’uso degli antibiotici in zootecnia e nell’industria alimentare e incrementata la ricerca di nuovi farmaci.
L’Oms ha dichiarato l’antibiotico-resistenza una delle prime 10 minacce globali per l’umanità. Ma anche la mancanza di acqua pulita e di servizi igienici favoriscono la diffusione di infezioni che poi richiedono l’uso di questi farmaci. Senza considerare il danno economico che deriva dalle malattie e dalla mancata produttività. Nel 2019 ci sono stati quasi 5 milioni di morti da batteri resistenti. Il tasso più alto nell’Africa subsahariana occidentale. Quello più basso in Australia.
Il 78,8% dei decessi da antibiotico-resistenza è dato da infezioni delle basse vie respiratorie, sepsi e infezioni addominali