Più di metà delle malattie oggi conosciute possono essere aggravate dai cambiamenti climatici. E’ il risultato di una ricerca della prestigiosa rivista internazionale Nature Climate Change che ha studiato gli effetti che i mutamenti del clima sulla terra hanno sulle patologie aumentandone la diffusione nel 58% dei casi o anche diminuendola, ma in questo caso in minima parte. Implicati sono virus, batteri, funghi o allergeni.
Un esempio evidente lo abbiamo proprio sotto gli occhi in questi giorni assistendo al diffondersi anche in Italia, dov’era pressoché inesistente, della West Nile Desease, la Febbre Fluviale del Nilo Occidentale trasmessa dalla puntura di una zanzara. Fatto indubbiamente conseguenza del caldo che favorisce la diffusione di insetti che prima non riuscivano a vivere nelle nostre zone.
I cambiamenti climatici possono portare gli agenti patogeni più vicini agli esseri umani, ad esempio con cambiamenti ambientali che creano un habitat più favorevole a virus e batteri. Inoltre ci avvicinano ai patogeni, come in occasione di emigrazioni forzate. Gli inverni meno freddi, le inondazioni o le desertificazioni, che impongono migrazioni che in genere avvengono con abbattimento degli standard igienici possono essere all’origine della diffusione di alcune malattie.
L’uomo, che nel corso dei millenni si è adattato a condizioni di vita sempre diverse sarà in grado di adattarsi anche a questa nuova situazione. Ma a che prezzo? E non si tratta solo di un costo economico, dovuto per esempio alla rinuncia o alla diminuzione forzata all’utilizzo di certi combustibili a buon mercato o a di certi materiali, come la plastica, poco costosi e comodi. Il prezzo riguarda anche le abitudini, i modi ed il tenore di vita che sarà necessario adottare anche per salvaguardare la nostra salute.