(di Adriano Filice *) Come Spi Cgil riteniamo importante la decisione da parte dell’Ulss 9 di affrontare l’emergenza sanitaria legata alla carenza di Medici di Famiglia indicendo un concorso per l’assunzione di dottori pronti ad entrare in servizio in ambulatori di guardia medica diurna. Questa scelta operativa riconosce ciò che noi denunciamo da tempo rispetto ad un diritto di tutela delle persone che viene violato nel primo rapporto che si ha con la sanità: il medico di famiglia.
Pensiamo tuttavia che questo debba essere soltanto un primo pur importante segnale, al quale dovrebbero seguire iniziative più strutturate in grado di imprimere una spinta più decisa alle aggregazioni dei medici in Medicine di Gruppo che possono dare una risposta più vicina e completa ai bisogni delle persone, a cominciare da anziane ed anziani. Bisognerà inoltre affrontare con più chiarezza le problematiche legate a questa decisione, che ribadiamo essere una scelta importante ed apprezzabile, ma che lascia intravvedere nodi legati alla provvisorietà della soluzione adottata, in quanto i medici assunti sono a tempo determinato; agli aspetti logistici derivanti dalle zone sguarnite, evitando agli assistiti lunghi e disagevoli spostamenti, e alla possibilità per i medici di continuità assistenziale di arrivare a 850 assistiti.
Non da ultimo, l’emergenza dei medici di base non è purtroppo la sola criticità della sanità territoriale: carenze si registrano anche nelle liste di attesa troppo lunghe, nell’assistenza domiciliare insufficiente, nella scarsa disponibilità di posti letto di lungodegenza. Come Sindacato chiediamo che vengano messi in campo tutti gli strumenti utili a risolvere tali criticità.
- LISTE D’ATTESA TROPPO LUNGHE. La Relazione sulle performance dell’anno 2021 dell’Ulss 9, licenziata con Delibera del Direttore Generale n.700 del 30 giugno 2022, indica che: “Il confronto 2021 verso 2019, considerato anno di riferimento per il piano di recupero delle prestazioni, al netto della disciplina “laboratorio”, fa registrare una differenza di –292.943 prestazioni”.
- CHIEDIAMO che le persone non siano messe nelle condizioni di essere costrette a giorni di continue telefonate per prenotare una visita specialistica.
- ASSISTENZA DOMICILIARE INSUFFICIENTE. Nel 2021 l’ADI (Assistenza domiciliare integrata) ha preso in carico 14.371 assistiti pari al 1,55% della popolazione ed al 6,83% degli assistiti over 65 anni, con forti differenze fra i 4 Distretti socio sanitari di base e per un numero di ore insufficiente.
- CHIEDIAMO l’aumento dei pazienti da assistere a domicilio e l’ aumento di ore in modo significativo per le persone non autosufficienti
- LUNGODEGENZE E STRUTTURE INTERMEDIE. Nel Piano socio sanitario regionale vigente, le strutture di lungodegenza sono concentrate nelle strutture private accreditate.
- CHIEDIAMO un aumento dei posti letto con riequilibrio a vantaggio delle strutture pubbliche. Chiediamo inoltre un aumento consistente degli Ospedali di Comunità per arrivare a completare il numero previsto dal PNRR entro il 2026, con riguardo anche ad una equilibrata distribuzione sul territorio.
- AVVIO DELLE CASE DELLA COMUNITÀ GIÀ PRONTE. La missione 6 del PNRR prevede che nel territorio ogni 40/50.000 abitanti sia presente una Casa di Comunità hub come struttura del Distretto Socio Sanitario di Base. La Regione Veneto e l’ULSS 9 Scaligera hanno programmato le Case di Comunità nella nostra provincia indicando come loro sedi alcuni dei Distretti socio sanitari esistenti oppure le Medicine di Gruppo Integrate attive. Dal momento che il DM 77/2022 sul riordino della sanità territoriale prevede che nelle Case di Comunità hub siano presenti OBBLIGATORIAMENTE i centri di prelievo,
- CHIEDIAMO che nei Distretti e nelle Medicine di gruppo integrate già attive e funzionanti si attivino i centri di prelievo ambulatoriali e domiciliari. Si definisca, inoltre, l’organizzazione a la dotazione delle Case di Comunità di concerto con le Organizzazioni Sindacali definendo contestualmente il rapporto il rapporto con le aggregazioni dei medici di base e con gli altri servizi sanitari presenti sul territorio.
Come sindacato delle pensionate e dei pensionati che rappresenta migliaia e migliaia di cittadine e cittadini, RIVENDICHIAMO trasparenza, integrità e responsabilità da parte degli enti pubblici, a cominciare dalla Aziende ULSS e Ospedaliere. La democrazia si sostanzia anche attraverso l’esercizio legittimo, da parte dei cittadini e delle cittadine e delle loro organizzazioni, di una RICHIESTA DI corretta informazione e partecipazione alle scelte che vengono messe in campo. Tanto più in una fase di così grave crisi sanitaria è fondamentale che ci sia il massimo coinvolgimento di tutti i soggetti sociali al fine di tutelare la salute dei più fragili e più vulnerabili, a cominciare dalle pensionate e pensionati che noi rappresentiamo.
La partecipazione dei Sindacati è prevista anche dal modello di governance delineato dalla Commissione Europea e dall’ECOFIN nella risoluzione relativa all’approvazione della valutazione del Piano per la Ripresa e la Resilienza per l’Italia (6 luglio 2021) nella quale si afferma che “è fondamentale coinvolgere tutte le autorità locali e tutti i portatori di interessi, tra cui le parti sociali, durante l’intera esecuzione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano”. Tale concetto è stato ripreso nel “Protocollo per la partecipazione ed il confronto nell’ambito del Piano di Ripresa e Resilienza” e nel “Piano Nazionale per gli investimenti complementari” nel quale si prevede che a livello territoriale e con le Provincie ed i Comuni ci sia un livello di confronto con le parti sociali. (* Segretario generale SPI Cgil)