(Di Gianni Schicchi) Da giovedì 1 settembre a sabato 3, con una riscrittura dell’Iliade, operata per il teatro da Alessandro Baricco che ha un intenso sapore di attualizzazione, riviviscenza, urgenza, anche morale e civile. La dirige Alberto Rizzi, chiamando un attore poliedrico come Natalino Balasso ad interpretarla con altri sei attori: Luca Boscolo, Marta Cortellazzo Wiel, Diego Facciotti, Chiara Mascalzoni, Chiara Pellegrini e Pietro Traldi
La produzione della Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona è tutta ambientata in una cucina dove i sette interpreti “giocano” a mettere in scena la storia di Achille e della sua rovinosa ira. Un gioco roteante, visivo e visionario, dove lo spettatore è catapultato con grande forza evocativa dalle torri di Troia alle spiagge dei Greci, dagli accampamenti virili e nudi, alle stanze dorate e sontuose, in un continuo movimento di immagini e scene. Su queste potenti visioni si staglia la voce di Omero, quella parola che la scrittura di Baricco reinventa con maestria, modernità, rispetto. Natalino Balasso si cala nell’agone epico, nella visione di un Agamennone tragicamente grottesco che Rizzi gli cuce addosso, sfruttando tutte le corde di un interprete che sa continuamente reinventare il proprio personaggio.
“L’Iliade – narra Alberto Rizzi – è il romanzo fondante del mondo greco e di quei popoli che dai greci hanno imparato a pensare, governare, filosofare. Eppure, dice Baricco, tutto è iniziato in un giorno di violenza. Il mondo è la guerra, ovunque si guardi c’è un esercito, un accampamento, un assalto, un assedio. Non è il tempo degli uomini, è il tempo degli eroi. Guerrieri che affrontano il campo della battaglia come se fossero dei, e proprio per questi senza i veri dei che Baricco toglie dal campo, lasciando gli uomini soli, orfani e trasformando l’epica in dramma privato, quotidiano. Da qui viene l’dea di ambientare lo spettacolo in una cucina, eterno regno del fuoco e delle fiamme, dove si mangia e dove si viene mangiati; dove si litiga e si fa anche convivio. Amore e guerra, il più antico, il più potente dei topos letterari che attraversa tutto l’occidente, da Omero a Tolstoj. Portare in scena oggi l’Iliade significa ancora una volta leggere il presente, la guerra mostruosa che ruggisce anche oggi nelle nostre orecchie”.