(di Giorgio Massignan) Il 2 dicembre del 2000, Verona è stata dichiarata, dalla 24° sessione della Commissione mondiale dell’Unesco, Patrimonio storico e culturale dell’umanità. Tra le motivazioni, cito letteralmente: “Verona rappresenta in modo eccezionale il concetto della città fortificata in più tappe caratteristico della storia europea.” I bastioni a destra Adige, da ponte San Francesco a ponte Catena, sul tracciato originario della cinta muraria scaligera e veneziana, furono progettati e realizzati dall’ingegnere militare Franz von Scholl su incarico del feldmaresciallo Radetzky. Avrebbero dovuto resistere alle bordate dei moderni cannoni. I lavori iniziarono nel 1832 e terminarono nel 1842.
L’ingegnere progettò la ristrutturazione delle mura, costruendo bastioni poligonali formati da orecchioni; da porte di sortita; da caponiere centrali a due piani; da poterne; da polveriere; da terrapieni per sistemare i pezzi di artiglieria, con scarpate digradanti a pendenza naturale, ai piedi delle quali era costruito il muro “alla Carnot”, di tufo tagliato e squadrato in blocchi regolari e accostati a spigolo vivo, rivolti all’esterno per resistere meglio alle cannonate, e con feritoie per la fucileria. I bastioni erano e sono ancora collegati da un percorso militare interno riparato, che raggiungeva piccole polveriere in muratura, ricoperte di terra, tipo bunker.
Nel mezzo bastione della Catena Superiore, l’ingegnere, pur effettuando aggiunte e trasformazioni, ha tentato di tutelare le testimonianze di epoca scaligera e veneziana.
Era una “macchina difensiva” ( nella foto il Forte Claim, oggi abbattuto, che difendeva Verona Sud all’altezza dell’attuale Manifattura Tabacchi) che funzionava se tutti i suoi componenti erano collegati tra loro.
Nel secolo scorso, sono state realizzate una serie di strutture a ridosso delle scarpate difensive dei bastioni che, oltre ad aver compromesso l’architettura dell’opera di fortificazione, ne impediscono la loro lettura. Ultimamente, si sono richiesti e ottenuti finanziamenti per realizzare un cosiddetto Parco della Cultura Urbana, in realtà una serie di piste per skateboard e di aree per lo sport di strada, tra Porta San Zeno e Porta Palio. Continuando con questo metodo, la lettura della fortificazione austriaca verrà definitivamente e colpevolmente mutilata.
Mi chiedo: perché non spostare gli impianti sportivi impattanti e i parcheggi in una zona più idonea. La Spianà, dove si sarebbe dovuto realizzare il famoso parco per lo sport, sarebbe adatta a ricevere le varie strutture ora localizzate di fronte alle scarpate difensive. Se la nostra città intende cambiare passo, anche per richiamare un diverso tipo di turismo, è necessario che siano riqualificate le eccellenze paesaggistiche, culturali e architettoniche sul territorio. Con questa logica, il sistema difensivo costruito nelle varie epoche, andrebbe inserito nel tanto agognato Parco delle Mura.