L’idea lanciata dal vice-presidente della Provincia David Di Michele è piaciuta all’ATV, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico di Verona. Estendere la settimana corta a tutte le scuole, oltre che essere particolarmente gradita agli studenti, significa risparmiare un’intera giornata di trasporti per portare, andata e ritorno, i ragazzi nei 51 istituti scolastici della nostra provincia. Un risparmio quantificabile tra lo 0,5 e il 4% per le linee urbane e del 4% per quelle extraurbane.
Basterebbe rivedere gli orari delle lezioni in ciascuna scuola. Missione impossibile? No di certo, ma che pare non essere piaciuta ai dirigenti scolastici, quasi ci fosse stata un’invasione di campo.
Peccato che sia la Provincia a sborsare il denaro per pagare luce e riscaldamento delle varie scuole per la modica cifra di quasi 5 milioni di euro. E se non altro per questo forse qualche buona ragione per mettere il naso, non fra banchi e registri, ma sul calendario scolastico ci sarebbe. E meno male che Di Michele c’ha pensato ed ha lanciato il sasso nello stagno. E adesso gli ha fatto eco anche un altro soggetto importante del sistema scuola, l’Atv, che non insegna né dispensa voti, ma che senza i suoi bus moltissimi studenti a scuola nemmeno c’arriverebbero. E non è che Atv lo faccia per risparmiare denaro, ha precisato il suo presidente Bettarello. Lo scopo è esclusivamente ecologico, per risparmiare energia, perché quei soldi che si risparmiano dal minor consumo di carburante vengono comunque spesi per il personale.
C’è da chiedersi come mai a proporre la settimana corta per le scuole al fine di risparmiare soldi ed energia siano Provincia e ATV e non c’abbiano pensato né il Ministero della Transizione ecologica né quello dell’Istruzione.
Decisamente contrari alla settimana corta i presidi. Il loro presidente Mario Rusconi dice che è impensabile “ ridurre gli orari delle lezioni e fare ore di 50 minuti con giornate scolastiche di 6-7 ore”. No anche dai sindacati della scuola che ignorano la crisi del gas: “Utilizzare la Dad per risparmiare sul caro gas mi sembra pura follia se pensiamo che le linee guida inviate alle scuole per prevedono esclusivamente di aprire le finestre magari con i termosifoni accesi!” afferma la Uil, mentre la Cisl suggerisce di “abbassare le luci nei centri commerciali, cominciando a tenerli per esempio chiusi la domenica, si possono abbassare i riscaldamenti negli uffici pubblici ma va preservato il diritto allo studio, senza far pagare l’emergenza energia ai giovani”. Come se questo non dovesse fare comunque. Siamo alle solite. Ognuno guarda il proprio orticello.
A questo punto dovrà essere il Ministero dell’Istruzione e quello della Tradizione ecologica a prendere in mano la situazione.