Ieri 29 agosto altri 60 morti. Troppi. Certo, i morti sono sempre troppi, anche se fossero di meno. Ma considerata la fase di stanca della pandemia, la diminuzione dei contagi e la minor gravità delle ultime varianti avere 60 morti di Covid mentre si sta tornando alla normalità è effettivamente troppo. C’è qualcosa che non quadra. Si tratta davvero di morti a causa degli effetti diretti o indiretti del virus o c’è un difetto di base nel catalogare le cause di morte?
La questione era stata sollevata nella fase più tragica della pandemia quando i no-vax ne contestavano la gravità, compreso il numero dei morti che, a detta loro, era pompato. Non si capisce chi avrebbe avuto interesse a farlo, ma proprio nell’ambito della contestazione del numero dei decessi era nato il dubbio: morti di Covid o morti col Covid? Perché nel secondo caso le cifre avrebbero dovuto subire un deciso ridimensionamento.
Poi c’ha pensato l’stat a tagliare la testa al toro. Sui grandi numeri risultava un tale aumento dei decessi in corrispondenza del 2020 e del 2021 che era incontestabile che il numero di morti da Covid denunciato fosse reale.
Adesso, in un’ottica completamente diversa e in un contesto radicalmente mutato, ma di fronte ad un numero esagerato di decessi in rapporto alla fase pandemica, è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, a chiedere che si faccia luce una volta per tutte “sul perché abbiamo avuto tanti morti registrati come Covid, per farlo occorre analizzare le cartelle cliniche e capire se sono morti per altre patologie e avevano il tampone positivo. Se si dice che l’Italia è prima in Europa per l’uso di antivirali, allora perché ci sono così tanti morti?”. In un’intervista all’Adnkronos Bassetti dice che
“si dovrebbe creare una commissione medica e non una commissione parlamentare perché è una questione scientifica e non politica e quindi è bene che questa ne rimanga fuori. Un comitato esterno composto di medici ospedalieri e del territorio, quindi infettivologi, pneumologi, rianimatori, internisti, che revisionino le cartelle cliniche e la storia clinica dei pazienti morti e classificati come decessi Covid. Direi un campione di 2-3mila casi che hanno avuto un decesso direttamente collegato, ad esempio una polmonite o una insufficienza respiratoria. Verificare poi chi invece è deceduto positivo al Covid, ma per altre patologie. Non è un’indagine difficile – conclude – e si potrebbe partire anche domani. Dobbiamo capire cosa è accaduto”.