«L’autonomia del Veneto arriverà entro i prossimi cinque anni, all’interno di questa legislatura. E la porterà a termine Fratelli d’Italia che in questa regione è oggi il primo partito e che da anni segue con particolare attenzione le necessità e le tematiche del mondo produttivo veneto. Già nel 2005, con la riforma sulla devolution poi bocciata nel referendum, noi spingevamo l’autonomia: è una idea che viene da lontano e che noi realizzeremo». Adolfo Urso, presidente del Copasir, risponde alla domanda de L’Adige con fermezza: «Noi quello che promettiamo manteniamo».
La presentazione – qui il nostro video – questa mattina dei cinque candidati veronesi di Fratelli d’Italia – Maddalena Morgante, Maria Cristina Sandrin, Matteo Gelmetti, Marco Padovani e Gianmarco Mazzi (quest’ultimo nel proporzionale di Padova) – ha permesso a Urso ed a Ciro Maschio (a sua vota candidato nell’uninominale della Camera per il Collegio di Villafranca) di fare il punto sulla campagna elettorale e per dare una “regolata” alle dichiarazioni di Flavio Tosi sui compagni di coalizione.
Partiamo dalla campagna elettorale. Spiega Maschio: «FDI si appresta a diventare il primo partito del Veneto con oltre il 25% dei consensi secondo gli ultimi sondaggi; a Verona il risultato sarà ancora più ampio raggiungendo il 30%. Ma quello che conta non è se e quanto saremo sopra agli altri alleati, ma quanto saremo tutti insieme davanti alla sinistra. Abbiamo l’occasione storica di realizzare un governo stabile e omogeneo per i prossimi cinque anni. Un governo serio, composto da una classe dirigente seria, che rispetterà gli impegni verso l’Europa, i mercati e il sistema delle nostre alleanze. Non è una novità: questo è il momento della massima serietà non delle promesse a vanvera. Avevamo denunciato da tempo i rischi della dipendenza energetica dalla dittatura russa: ora bisogna recuperare il tempo perduto».
Conferma Adolfo Uso: «FDI inizia oggi una tre giorni di ascolto in tutto il Veneto delle categorie produttive. C’è bisogno di agire subito per contrastare l’emergenza economica e non bisogna perdere tempo aspettando i sessanta/sessanta giorni necessari al formare il prossimo governo. Draghi può e deve agire con immediatezza sistemando, tanto per iniziare, il decreto scritto malissimo sulla tassazione degli extraprofitti delle imprese energetiche. Poi deve spacchettare immediatamente il sistema del prezzo dell’energia separando il costo del gas da quello dell’energia elettrica permettendo così prezzi differenti a seconda del sistema di generazione adottato. Non a senso, infatti, far pagare l’energia elettrica realizzata da fonti rinnovabili allo stesso prezzo del gas che oggi viene artificialmente tenuto a livelli troppo alti. Va subito imposto un price-cap a livello europeo come sostiene da mesi l’Italia. E Draghi deve far questo senza intaccare i conti pubblici. Ma, vi confermo, è dal 24 gennaio che questo scenario è noto: questo anticipò il Copasir in una relazione al Parlamento. Si sono persi sei mesi».
Urso e Maschio hanno quindi attaccato la sinistra: «Non ha senso delle istituzioni, non sa presentarsi unita e con un programma coeso, impedendo di fatto che l’Italia conosca un vero bipolarismo basato sul confronto sulle idee. E’ evidente che non amano questo Paese».
Chi “non ama” il centrodestra è invece, per Ciro Maschio, Flavio Tosi: «Ho letto le sue dichiarazioni. Trovo imbarazzante notare che quello che lui oggi dice di Giorgia Meloni e Matteo Salvini è lo stesso di quello che sosteneva pochi anni fa di Berlusconi: inadatto a governare. Oggi la situazione è cambiata, le convenienze sono cambiate, e quindi prendo atto che nel caso venisse eletto non sarà disponibile a far parte del governo Meloni, riservando le proprie aspettative ad un governo Tajani. Se non si ritrova in questo centrodestra doveva semplicemente “pensarci prima” . Così si è autoescluso dal prossimo governo».
Spazio, infine, ai cinque candidati. Maria Cristina Sandrin: «E’ vero, sono la “siora Gina” ma con me, nel caso, non arriva un altro comico in Parlamento ma una professionista attenta alle necessità delle imprese con una forte attenzione alle tematiche fiscali»; Matteo Gelmetti: «Un sogno per chi come me fece la campagna elettorale che portò Paolo Danieli al Senato e Nicola Pasetto alla Camera nella prima elezione post-tangentopoli. Porterò la mia competenza di manager e partner di una delle prime società di consulenza italiane»; Maddalena Morgante: «Doppio binario: sviluppo delle politiche per la famiglia e impegno per far convergere su Verona risorse per le sfide infrastrutturali ed ambientali come il Central park»; Marco Padovani: «Lavorerò per Verona perché non rimanga tagliata fuori» e, infine Gianmarco Mazzi: «La mia professione di manager culturale mi ha sempre fatto fare i conti col mainstream di sinistra: il mio ruolo sarà quello di dimostrare che FDI è una “forza tranquilla”, responsabile, attenta alla cultura ed al dialogo, con la massima attenzione per Verona».