(di Francesco Bovolin) Quanti moduli ci vengono sottoposti in un anno? Banche, assicurazioni, commercialisti, uffici comunali e postali, ci tempestano di modulistica da firmare: firmi qui dove c’è la crocetta, anche qui, grazie. Quanti ne leggiamo prima di firmare? Nessuno. Esagero? Il 3%? Forse.
Anche la sanità non è esente da questa febbre malvagia. Ogni accesso alla sanità pubblica prevede -provare per credere- innumerevoli firme per i più diversi motivi. Si sa che al primo posto c’è sua maestà la privacy, questa abusata e spesso inutile pratica burocratica che non difende nessuno e complica il lavoro di moltissimi. Poi ci sono le autorizzazioni, necessarie ai sanitari per eseguire praticamente qualsiasi prestazione. E giù firme.
Anche il vostro dentista vi ha chiesto e chiederà analoghi veloci scarabocchi su moduli che non leggerete. Tra questi, però, uno merita particolare attenzione e approfondimento: si chiama “consenso informato”. Consiste in un documento che asserisce che voi siete stati informati della patologia che vi affligge, che avete capito di cosa si tratti e approvate le cure che vi saranno fatte.
E qui casca l’asinello. Quanti di voi sono stati in effetti resi ben consapevoli di cosa avete? Di quali possano essere i dubbi diagnostici? Le varie alternative terapeutiche (spesso vi sono diversi modi di affrontare una patologia) e avendo ben capito tutto ciò condividono l’impegno terapeutico, i suoi rischi e il risultato finale?
E’ morta da decenni la medicina paternalistica, quella che poneva il medico su un gradino superiore di conoscenza dal quale, con magnanimità e poca modestia, somministrare le sue cure al povero paziente ignorante e un po’ succube, ma sempre riconoscente. Oggi la medicina, e quindi anche l’odontoiatria, prevedono che un approfondito colloquio sia condizione indispensabile all’avvio del processo terapeutico.
Quindi cerchiamo di descriverlo, questo colloquio.
La scrivania del medico, ove ricevere i pazienti, serve anche a questo. E quindi comodamente seduti, il dentista esporrà le caratteristiche della malattia, come ha preso origine e come progredirebbe se non trattata, esporrà quali sono le varie tecniche terapeutiche disponibili, i loro rischi, i loro costi, certo, i tempi necessari alla realizzazione e le prevedibili percentuali di successo. Anche la presumibile durata nel tempo del lavoro che si farà merita le possibili precisazioni.
Il paziente, dal canto suo, farà le domande che ritiene opportune, dimostrando la comprensione di quanto spiegato e darà alla fine il suo consenso, questa volta realmente informato, all’inizio delle cure.
Non è cosa da poco. A volte un colloquio di questo genere, soprattutto se a fronte di una patologia grave e impegnativa, richiede molto tempo e pazienza. Da entrambe le parti. Il paziente non mostrerà timidezza e difficoltà nel capire le cose (non è un dentista) e il professionista farà uso di cordialità, pazienza, impegno, per cercare di essere chiaro. A tale scopo esistono anche filmatini a disegni animati, immagini, carta e penna con cui disegnare, tutti mezzi utili per dare un quadro più completo possibile dello stato di malattia e della guarigione finale.
Quali siano le utilità di comportamento, al di la degli obblighi di legge, è ben comprensibile.
Il primo beneficio è l’instaurarsi di un valido rapporto medico-paziente. In altre parole si stringe un’alleanza terapeutica tra i due soggetti che mira a vincere la malattia e riportare la salute nella cavità orale. In due, alleati, si combatte meglio questa battaglia per la salute.
Il secondo è la condivisione delle difficoltà. Malattie impegnative dai difficili risultati non sempre portano a successi clamorosi. Il paziente va edotto su queste difficoltà e sulla necessità, possibile, di doversi accontentare di successi parziali, inferiori a quelli che ottimisticamente avrebbe desiderato. Ma deve esserne a conoscenza prima, non al termine delle cure.
Terzo e ultimo, si creerà un buon rapporto tra i due soggetti, rapporto che negli anni seguenti garantirà una miglior salute a lungo termine della bocca del paziente. Il colloquio, è fondamentale, rappresenta anch’esso tempo di cura. Non tenerne conto è grave errore. Allora la domanda è: tutti lo fanno? Il professionista serio e preparato si.
Ma vi sono purtroppo dei luoghi ove il rapporto medico paziente è praticamente inesistente, e sono le grandi strutture societarie odontoiatriche: turn over dei dentisti elevatissimo (oggi vi cura Caio domani Tizio), tempi di cura contingentati per massimizzare i profitti, standardizzazione delle cure spesso in direzione dell’overtreatment.