Gli aumenti dei costi dell’energia colpiscono un settore molto delicato, quello delle industrie farmaceutiche, che producono le medicine di cui abbiamo bisogno. Il presidente di Farmindustria Marcello Cattani lancia l’allarme sulla gravità della situazione anche in questo settore delicatissimo. A gravare sulla produzione non è solo l’aumento dell’elettricità e del gas, ma anche quello “delle materie prime e dei costi del packaging, unite all’inflazione e alla svalutazione dell’euro. Tutto questo sta diventando insostenibile”.
Se la nuova legge di bilancio non darà più fondi per la spesa farmaceutica “il rischio – dice senza mezzi termini- è di vedere molte aziende chiudere”.
Si pensa comunemente che siano gli aumenti del 600% dell’energia e del gas e l’inflazione all’8,4% a pesare sulla produzione in genere. Ma nel settore farmaceutico incidono negativamente anche il packaging, ovvero di carta e vetro necessari al confezionamento delle medicine, che sono “cresciuti del 50%. Anche i principi attivi dei farmaci sono aumentati del 50%”.
A differenza di altre industrie quelle che producono farmaci non hanno la possibilità di scaricare gli aumenti sul consumatore in quanto il prezzo delle medicine rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale è stabilito con l’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa). Il rischio, fa notare il presidente degli industriali farmaceutici, è che “a breve le aziende non saranno più in grado di ammortizzare i costi, e molte sono a rischio di chiusura con conseguenti problemi di carenze di prodotti”.
Inoltre Farmindustria mette sul piatto della bilancia di una prevedibile trattativa con il governo il dato che la spesa farmaceutica è cresciuta dell’1% a fronte di un aumento del 2,9% dell’intera spesa per la sanità e meno di tutte le altre voci della spesa pubblica. E questo, dal punto di vista del cittadino è un bene. E’ giusto che gli industriali farmaceutici, che a dire il vero nessuno ha ancora visto girare con le pezze sul sedere, lancino l’allarme anche per il loro settore che, non dimentichiamolo, è di stretto interesse pubblico e non potrà essere lasciato in alcun modo in balia delle fluttuazioni del mercato. Per chi andrà a governare dopo il 25 settembre sarà anche questo uno dei problemi da risolvere equilibrando l’interesse degli industriali con quello della collettività.