Il caro bollette pesa anche sul settore delle costruzioni. L’aumento dell’energia elettrica nei cantieri è del 10%, percentuale tutto sommato assorbibile se pensiamo che per le forniture dei materiali i rincari arrivano fino al 35%. “Un dato che fa paura. Anche nel veronese il problema sta diventando insostenibile”, commenta Carlo Trestini, presidente di ANCE Verona e vicepresidente nazionale. “Soprattutto mentre il lavoro non manca ma è diventato meno profittevole, con molte lavorazioni che non hanno più margini di guadagno”.

Un extracosto aggiuntivo rispetto a quello appena compensato almeno in parte dal governo con circa 7 miliardi di risorse indirizzate ad adeguare i prezzari delle opere in corso o da avviare. Un’impennata dei costi rilevata nel dettaglio dal centro studi ANCE che ha preso in considerazione le variazioni di prezzo su voci come mattonelle, infissi in pvc, calcestruzzo. Per le opere pubbliche l’adeguamento dei prezzari ha rappresentato un paracadute, diversamente dai privati per i quali lo scenario è decisamente più preoccupante e senza alcun tipo di compensazione. Chi sta costruendo delle residenze si trova oggi nell’impossibilità di mantenere gli impegni assunti con gli acquirenti.

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Carlo Trestini, presidente di Ance Verona
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Rischi per le iniziative private, opere pubbliche più protette

Colpa dei bonus? Niente affatto. Nei Paesi che non hanno fatto ricorso agli incentivi i prezzi sono saliti anche in misura superiore. “La verità è che finora questi aumenti li hanno assorbiti le imprese, pur avendo già chiuso i contratti”, commenta Trestini. “Questo ha creato un vuoto di marginalità che, aggiunto al blocco delle cessioni dei crediti legati ai bonus, ha messo in crisi molte aziende per mancanza di liquidità. Parliamo di aumenti a due cifre e annessi rischi di contenziosi”.

Una possibile soluzione: l’inserimento di clausole automatiche di revisione dei prezzi nei contratti per le opere in corso o in partenza. Stratagemma che eviterebbe non solo lo stop dei lavori ma anche possibili speculazioni sia da parte dell’impresa sia da parte della stazione appaltante. In tal modo quando si tornerà al mercato nei parametri di riferimento, verrebbe assorbita anche quest’area di rischio, riducendo così i prezzi.

Settore in crescita, ma non sul piano finanziario. Se è vero che nel 2021 le costruzioni hanno registrato aumenti anche del 30%, questo dato pesa solo ai fini dei bilanci aziendali ma non sul piano finanziario. Le imprese non incassano più crediti da bonus che le banche non comprano e si ritrovano dunque con i cassetti fiscali pieni. A gravare sulla situazione anche l’ultima circolare dell’Agenzia delle Entrate che ha di fatto richiuso il mercato inserendo requisiti per l’acquirente del credito che, nella maggior parte dei casi, ne impedisce la cessione.
Tre le azioni suggerite da ANCE Verona per rimettere in moto l’edilizia in tempi brevi. “Occorre sbloccare immediatamente la cessione dei crediti, mettere in atto uno strumento di adeguamento prezzi di celere attuazione e limitare il costo energetico sul settore produttivo”, conclude il presidente. “C’è in gioco il futuro di molte aziende e di migliaia di dipendenti, circa 9000 solo sul territorio veronese”.