L’ultimo dato Istat disponibile si riferisce al 2016. In Italia ci sono stati 3780 lucidi in un anno. Il 78,8% sono maschi. Il tasso grezzo di mortalità per suicidio ogni 100 mila abitanti è 11,8, 3 per le femmine.
Nel Nord ci sono più suicidi che nel Sud. E’ il Nord Est l’area del paese dove ne avvengono di più.
La fascia d’età in cui ci sono più suicidi è quella degli over 70, con un tasso di 20 morti ogni 100 mila abitanti.
Ad analizzare il trend nel corso della storia italiana degli ultimi decenni si registra un calo dei suicidi negli anni ’80 fino al minimo storico toccato nel 2006 e nel 2007. Poi nel 2008 la curva ha cominciato ad alzarsi in corrispondenza con la crisi economica scoppiata a Wall Street e dilagata anche in Europa. Significativo il fatto che i suicidi siano aumentati fra gli uomini delle classi d’età centrali, tra i 25-30 anni e i 65-69 anni, cioè quelle più colpite dalle ricadute negative sul modo del lavoro. L’aumento è proseguito fino al 2012.
Da questi dati risulta che gli uomini sono più fragili delle donne davanti alle difficoltà.
Ma il dato più preoccupante è che il suicidio è una delle prime cause di morte fra i giovani, confermandosi anche in questa fascia d’età la netta prevalenza maschile. E sono i ceti più svantaggiati economicamente, che perdono il lavoro e provano sulla loro pelle la povertà quelli più colpiti dai suicidi.
Alla base della scelta di togliersi la vita, sempre tragica, a qualsiasi età e in qualsiasi luogo, c’è sempre l’incertezza e la perdita di speranza per il futuro.
Questo può avvenire per una persona anziana rimasta sola che vede la sua esistenza finita, per un malato incurabile ma soprattutto per quei giovani che si affacciano alla vita e che per l’incertezza della situazione, sia economica che storica, non riescono a vedere per sé stessi un futuro.
L’incidenza dei suicidi o dei tentati suicidi è aumentata nel mondo occidentale soprattutto tra gli adolescenti legata a una tendenza all‘aumento dei disturbi dell’umore in età evolutiva nei Paesi ad alto reddito. La correlazione tra depressione grave e tentativo di suicidio fra giovani e giovanissimi è confermata da studi recenti. È documentato anche l‘impatto della pandemia.
Per questo è importante che i genitori figli stiano attenti ai segnali di malessere dei figli e nel caso notino dei cambiamenti nel comportamento si rivolgano ad una struttura o un professionista in grado di dare supporto psicologico per infondere speranza ai ragazzi in crisi.
Alla base di ogni suicidio ci sono fattori genetici, individuali e ambientali. Quindi per la prevenzione è necessario agire su vari aspetti, che possono andare da quello psichiatrico a quello sociale, economico, psicologico e relazionale.