(Di Gianni Schicchi) Ecco la celebre Philharmonia di Londra, di scena al Filarmonico domani sera alle 20.30, per il terzo appuntamento del Settembre dell’Accademia. Un altro grande complesso orchestrale della capitale inglese, più volte a Verona, ma in questa occasione sotto la direzione della giovane promessa finlandese Santtu-Matias Rouvali, che la guida stabilmente da un anno.
La fondazione dell’orchestra risale al 1945, grazie al produttore discografico inglese Walter Legge (Emi) e alla direzione di sir Thomas Beecham. Nata col proposito di formare un’orchestra di altissimo livello per le incisioni della EMI, si affermò immediatamente come una delle maggiori orchestre in attività e fu presto guidata dai alcuni tra i più eminenti direttori del XX secolo, come Wilhelm Furtwängler, Arturo Toscanini, il compositore Richard Strauss, Guido Cantelli e soprattutto Herbert Von Karajan, che contribuì grandemente alla crescita dell’orchestra nei suoi primi anni di vita. Nel 1954 Otto Klemperer fu chiamato a sostituire Karajan (nel frattempo destinato in patria alla direzione dei Berliner Philharmoniker) e nel 1959 fu nominato direttore a vita.
Il 17 marzo 1964 i musicisti dell’orchestra fondarono una cooperativa autonoma, per salvare la Philharmonia dallo scioglimento deciso da Walter Legge. L’orchestra quindi rinacque come New Philharmonia Orchestra e Klemperer, che si era adoperato per sua la sopravvivenza, ne fu eletto presidente onorario. Egli stesso diresse il concerto inaugurale della rinata compagine il 27 ottobre 1964. Nel 1970 Lorin Maazel assunse l’incarico di primo direttore associato, con le mansioni di direttore principale in quanto Kemplerer si ritirò. Dal 1973 al 1982 l’orchestra fu guidata da Riccardo Muti come direttore principale e in seguito ne fu il direttore musicale. Nel 1977 l’orchestra si riappropriò dei diritti sul nome e tornò a chiamarsi Philharmonia, perdendo il New che aveva portato per tredici anni. Dal 1984 si succedettero alla sua direzione, Giuseppe Sinopoli, Christoph von Dohnányi, Esa-Pekka Salonen, fino all’attuale Santtu Rouvali.
La Philharmonia Orchestra, durante i suoi oltre 75 anni di attività, ha pubblicato più di 1000 incisioni discografiche, fra cui numerose colonne sonore per il cinema e ha commissionato più di 100 lavori a importanti compositori contemporanei britannici ed esteri.
Santtu Rouvali, che ha studiato direzione all’Accademia Sibelius, con gente come Jorma Panula, Leif Segerstam e Hannu Lintu, si è rivelato sul podio da casuale sostituto d’emergenza. Questo gli valse immediati impegni con la Filarmonica di Tampere e all’estero con la Filarmonica di Copenaghen e l’Orchestra di Goteborg. La Philharmonia annunciò la sua nomina come direttore principale ospite dalla stagione 2017-2018. La giovane bacchetta è atteso questa sera all’esecuzione della grande Seconda Sinfonia di Jean Sibelius, considerato ancora oggi il caposcuola finlandese, che nei suoi poemi sinfonici di ispira per lo più a saghe e leggende della sua terra, pervasi spesso da un panico senso della musica nordica, per cui la sua musica ha acquistato nell’ambito dell’evoluzione storica della Finlandia, un dichiarato significato patriottico.
La serata si aprirà con il Secondo Concerto per violino di Prokofiev op. 63 eseguito dalla solista giapponese Sayaka Shoji, vincitrice del Premio Paganini di Genova del 1999 e allieva all’Accademia Musicale Chigiana di Siena dei maestri Uto Ughi e Riccardo Brengola. Il Concerto di Prokofiev appartiene all’ultimo periodo creativo del musicista, in cui balza sempre più in primo piano la necessità di una interiore distensione melodica. Poi il solista si mette gradualmente in moto, sempre però in una atmosfera serena, dove anche il cromatismo del secondo tema si scioglie in una espressione lirica.