(Di Gianni Schicchi) Il secondo appuntamento del Settembre dell’Accademia, al Filarmonico, vedeva impegnata la notissima orchestra londinese dell’Academy of St Martin in the Fields, con maestro concertatore al violino, il celebre americano Josha Bell che la guida ormai da undici anni. Il programma di sala, in apparenza appariva abbastanza scontato, con l’Ouverture Egmont e la Settima Sinfonia di Beethoven, ma con il sempre arduo Concerto in re maggiore op. 35 per violino di Ciajkovskij.
Già per il suo debutto questo eccezionale lavoro del musicista russo, fu giudicato ineseguibile e si dovette attendere tre anni prima di trovare chi si decidesse ad affrontarlo. Il suo virtuosismo è infatti messo in primo piano, specie nei due movimenti veloci, tale da renderlo tecnicamente uno dei più impegnativi di tutta la letteratura ottocentesca. Impressionante è l’Allegro vivacissimo finale, di un virtuosismo a tratti straripante e di un incalzante dinamismo ritmico.
È specie in questo tratto che l’Academy of St Martin riesce a dare il massimo contributo collaborativo al suo direttore. Joshua Bell persegue una lettura sempre trascinante, ammirevole nella ricerca del suono e nella bravura di esporlo, sia nella maturazione interpretativa col suo sorprendente violino Stradivari del 1713. Supera le difficoltà tecniche con la stessa cristallina purezza con cui sa distendersi nella cantabilità delle melodie. Il suo movimento d’arco è elastico e sicuro, bello il vibrato, nitida l’intonazione. La sua interpretazione risulta cesellata, con esiti stilistici mirabili, in un’aura di rara musicalità. Di luminosa intensità il suo fraseggio. La gamma dinamica è ampia e priva di ogni ruvidezza: una esecuzione impeccabile che ha mandato in visibilio il pubblico (tutto in piedi ad acclamarlo con l’orchestra al termine del concerto) per la ricchezza di carica e l’intensità emotive.
Una serata di grande successo per un Filarmonico strapieno di pubblico. Anche la successiva esecuzione della Sinfonia beethoveniana ha ottenuto ottimi favori per l’essenzialità del profilo ritmico nell’Allegretto e nel travolgente Allegro con brio, mettendo in primo piano la compattezza di una formazione che sa anche distinguersi per la purezza del suono dei suoi strumenti e trasformarsi da ensemble da camera a vera orchestra, pur con evidenti assottigliamenti di organico fra gli archi.
Insomma serata magica per il Settembre dell’Accademia con una ulteriore piccola perla al termine del brano di Ciajkowskij. Joshua Bell infatti (aiutatosi nella traduzione dall’inglese di una sua violinista italiana) in luogo del prescritto e abitudinario bis ha voluto proporre un suo brano orchestrale in memoria della regina Elisabetta che incontrò per ben due volte personalmente durante i suoi concerti attraverso l’Inghilterra. Un’ulteriore chicca che ha impreziosito ulteriormente la serata.