L’unica competenza pesante che hanno le regioni è la sanità. Il Veneto ha dimostrato, anche in una situazione critica come quella della pandemia, di saper gestire questo delicatissimo settore in modo efficiente che è stato riconosciuto livello internazionale. Il che rinforza la richiesta di Autonomia, cioè di poter allargare a tutti gli altri settori, a parte la difesa, la giustizia e ciò che la Costituzione attribuisce allo Stato, le proprie competenze. Un’aspirazione condivisa dalla stragrande maggioranza dei Veneti e certificata dall’esito ‘bulgaro’ del referendum del 2017.
E’ allora bene che si sappia che Walter Ricciardi, napoletano, docente di Igiene alla Cattolica di Roma, consulente di Speranza e membro del Consiglio Superiore di Sanità, candidato del partitino di Calenda&Renzi, non la vede proprio cosi e, anche se non ha il coraggio di ammetterlo, vorrebbe togliere poteri alle regioni anziché aggiungerne.
Il responsabile della Sanità di Azione, il gruppo di Calenda, non lo ammette, ma sotto sotto, pensa di togliere quel poco di poteri che hanno le regioni auspicando che cambi il loro rapporto con lo Stato aumentando la possibilità da parte di questo di intervenire laddove la gestione regionale è insufficiente. 

Ricciardi umette che se le cose vanno bene non c’è bisogno dell’intervento statale. “Ma se le cose vanno male per i cittadini, se i cittadini non riescono ad accedere ai servizi, ai farmaci, se aspettano ore nei Pronto soccorso, se non riescono a curare i propri cari – afferma il responsabile della sanità dei Azione- allora bisogna intervenire perché il diritto alla salute è un diritto sancito dalla Costituzione come un diritto umano fondamentale e deve essere garantito”.
Ma che bisogno c’è di affermare qualcosa che già esiste? Quando una Regione non è in grado di garantire il diritto alla salute dei suoi abitanti lo Stato già interviene con il commissariamento.  L’ultimo caso è stato con la Calabria. Ricciardi scopre l’acqua calda. Oppure cerca di mascherare la sua visione centralista dietro una cortina di ovvietà volta a raccogliere il consenso elettorale al sud. Come quando demagogicamente ricorda la differenza di aspettativa di vita di 4 anni di meno di un italiano che vive al Sud rispetto uno che vive al Nord. Come se si potesse rimediare all’inefficienza di alcune regioni meridionali togliendo la gestione della sanità a quelle del Nord che la gestiscono meglio e che curano molti italiani costretti a venire in settentrione per curarsi.

(Foto Adnkronos)