(di Nuccio Carrara*) Il ridicolo e il drammatico stanno connotando la campagna elettorale della calda estate 2022. La sinistra, variamente declinata, sa di perdere e gioca a contenere i danni cercando di distrarre gli italiani dai reali problemi e creando cortine fumogene per nascondere il proprio disorientamento, anche ricorrendo a meschini colpi bassi. Ha cominciato con l’eterno ritornello della lotta al fascismo, morto da più di settant’anni ma resuscitato ad ogni appuntamento elettorale, per finire con i finanziamenti russi ad alcuni partiti italiani, seppure fortemente smentiti dai Servizi italiani e americani. L’accanimento e la scompostezza sono dovuti al fatto che queste elezioni potrebbero intonare il de profundis definitivo per la sinistra ed allontanarla dall’area governativa alla quale è rimasta attaccata come una cozza nonostante le reiterate sconfitte elettorali.
La coalizione di centro di Renzi e Calenda, impropriamente auto-definitasi «terzo polo», pur convinta di riuscire sconfitta, spera in una vittoria risicata del centrodestra per potersi riciclare in un futuro governo-ammucchiata, preferibilmente a guida Draghi, sventolandone la mitica «Agenda». In un momento di sconforto, Calenda si è lasciato andare ad un’implorazione che, più che ridicola, ha del grottesco: «E’ emergenza, si sospenda la campagna elettorale».
Tra pulmini e ambulanze
Il mai sereno Enrico Letta ci strappa una risata vedendolo costretto a rimanere a piedi perché l’azzurro suo pulmino elettorale, con motore elettrico, si è fermato improvvisamente a causa delle batterie scariche: metafora di un Pd senza energia.
Per contro, nell’isola di Panarea l’ambulanza elettrica si è fermata in mezzo alla strada con a bordo una paziente grave ed è stata spinta da alcuni volenterosi verso il vicino eliporto dove avrebbe dovuto attenderla un elicottero per trasporla nel reparto Rianimazione di un ospedale messinese. Per sovraccarico di efficienza sanitaria, l’attesa dell’elicottero è durata quattro ore.
Tutto ciò la dice lunga sulla bontà della tanto decantata transizione ecologica e sull’efficienza del sistema sanitario nazionale. Alla prima, grazie al fantamiliardario Pnrr, sono stati destinati 68,6 miliardi per i prossimi sei anni, mentre al secondo solo 18,5 miliardi. Tanto per farci capire che la Salute non è in cima ai pensieri dei nostri politici e neppure della generosa Unione Europea, persino in periodo di pandemia Covid.
Ma è il Primo dei Migliori che, con sprezzo del ridicolo, si profonde in ottimistiche previsioni mentre l’economia italiana affonda e le sanzioni alla Russia stanno strozzando il tessuto produttivo nazionale con all’orizzonte migliaia di attività che stanno chiudendo e centinaia di migliaia di posti di lavoro che andranno in fumo. Le sciocchezze di Draghi meriterebbero di essere raccolte in un florilegio a futura memoria di un’Italia pavida e narcotizzata.
Poco più di un mese fa parlava di «una crescita veramente straordinaria» mai vista negli ultimi vent’anni. A sentire i suoi colleghi del Fondo Monetario Internazionale, come lui molto lontani dalla vita reale e con residenza nell’iperuranio dell’alta finanza, «nel 2022 cresceremo più della Germania, della Francia, più della media dell’area dell’Euro, più degli Stati Uniti».
Le agenzie di rating
Eppure nello stesso periodo l’agenzia Moody’s comunicava la variazione dell’outlook per il rating sovrano assegnato all’Italia da «stabile» a «negativo». Traducendo, la prospettiva economica volgeva per il peggio. È di questi giorni la previsione negativa dell’agenzia Fitch, che abbassa le aspettative di crescita per il 2022 e vede la recessione dell’Italia per il 2023, proprio a causa delle sanzioni ed in particolare per la forte dipendenza dal gas russo.
Ma sarà una recessione «mite», ci fa sapere Confcommercio. E qui, per salvarci dal ridicolo, meglio rifugiarsi nella lirica carducciana: «T’amo, o pio bove; e mite un sentimento / di vigore e di pace al cor m’infondi». Il Super Tecnico infonde pace al cor: «Chiaramente c’è un rallentamento ma ancora non credo si possano vedere i sintomi di una recessione». Non si arrende neppure di fronte all’evidenza.
Adesso siamo a ridosso del voto e, alla luce di quanto sin qui osservato, viene da chiedersi come votare per dare all’Italia non solo una rappresentanza parlamentare, ma possibilmente una chiara indicazione per il futuro governo.
Il prossimo governo
A tal proposito fanno riflettere le parole di Massimo Cacciari, raffinata mente critica di sinistra, intervistato da Lilli Gruber: «Io spero che da queste elezioni escano maggioranze nettissime e che comunque, in un modo o nell’altro, qualcuno finalmente si assuma la responsabilità piena di riuscire a governare bene o di fallire pienamente e definitivamente». Solo così si potrà evitare una futura ammucchiata che considera alla stregua di «una catastrofe politica».
La sgangherata legge elettorale consente ancora, grazie soprattutto all’impianto coalizionale e alla quota di maggioritario, di potere esprimere, in modo chiaro ed al riparo da future ammucchiate, quale governo gli italiani vorranno, purché si eviti di disperdere i consensi in mille rivoli.
La prevedibile vittoria del centrodestra, potrà pure fallire nell’intento di risollevare le sorti dell’Italia, troppo irretita da strutture sovranazionali che ne condizioneranno le scelte, ma se solo riuscisse a varare la già promessa riforma presidenziale, potremmo scongiurare definitivamente futuri governi tecnici e restituire alla politica, legittimata dal voto popolare, il diritto-dovere di assumersi le proprie responsabilità in maniera netta e definitiva.
(*Già deputato e sottosegretario alle riforme istituzionali)