La notizia ha dell’incredibile: ai test per l’ammissione alla facoltà di Medicina tenuti quest’anno contemporaneamente in tutte le sedi universitarie d’Italia il 6 settembre scorso è stato bocciato un candidato su due. Su 65 mila candidati sono risultati idonei solo 28 mila. La metà dei ragazzi che hanno fatto i test non ha superato neppure il punteggio minimo. Meno male che avevano detto che quest’anno i test sarebbero stati più facili perché erano stati eliminati quelli di cultura generale.
Per di più sono state segnalate decine di irregolarità nello svolgimento delle prove, quali domande sbagliate, procedure ambigue, prove illeggibili e errori nelle etichette.
Senza voler entrare nel merito dell’opportunità dell’esistenza del numero chiuso, da questa semplice e generale constatazione si conferma l’inadeguatezza del metodo fin qui seguito per selezionare chi può accedere alla Facoltà di Medicina per poi diventare medico. I quiz, così come finora concepiti, anche se modificati nel tempo, sono un assurdo per verificare se un giovane che vuole intraprendere la carriera di medico è adatto o meno. Chiunque, purché in buonafede, capisce facilmente che le qualità che deve avere una persona per curare il prossimo non sono accertabili con dei quiz che assomigliano più ad una ‘ruota della fortuna’ che a qualcosa di scientificamente affidabile. Le doti che deve avere un medico devono senz’altro comprendere la preparazione scientifica, ma comprendono anche delle qualità morali ed etiche che non sono misurabili in alcun modo se non nella pratica clinica.
Se poi si considera il quadro generale della grave mancanza di medici che esiste in Italia non si può non convenire con quanti ritengono che il numero chiuso vada abbandonato una volta per tutte.