Come se non bastasse la mancanza di medici a mettere in difficoltà il nostro sistema sanitario, adesso ci si è messa anche la fuga del personale sanitario dagli ospedali. Ne avevamo già parlato qualche mese fa. Il fenomeno in un primo tempo era stato attribuito allo stress seguito al surmenage da pandemia cui la categoria era stata sottoposta fra il 2020 e il 2021. Ma adesso che ragionevolmente lo stress dovrebbe essere stato riassorbito, l’esodo continua. Il che vuol dire che le cause sono altre.
Evidentemente i professionisti della sanità non ritengono di essere adeguatamente retribuiti se preferiscono mollare il posto fisso in ospedale per andare a lavorare in una clinica o in un ambulatorio privato o per una cooperativa. Ma c’è anche qualcosa più: la scarsa considerazione per il loro lavoro, le limitate possibilità di carriera, i turni, le guardie e altre cause di disaffezione.
In questo modo la sanità pubblica, già decimata dal pensionamento dei medici ‘boomer’ che non riescono ad essere rimpiazzati dai nuovi medici, oltre che dalla programmazione sbagliata delle Università che non sfornano abbastanza laureati in Medicina e in Scienze Infermieristiche ed altre professioni sanitarie, comincia ad avere dei buchi pazzeschi.
Di qui il fenomeno delle cooperative, che svolgono un ruolo di supplenza in mancanza di personale, dove confluiscono molti di quei camici bianchi che hanno si sono licenziati perché lì trovano più soddisfazione economica e più libertà. Un medico o un infermiere che si licenzia e apre una partita Iva non solo guadagna molto di più, ma ha una qualità della vita superiore in quanto ha una maggior libertà di gestire il suo tempo, senza turni massacranti e notti e domeniche passate a lavorare.
Ed è soprattutto il personale dei Pronto Soccorso, della chirurgia e della rianimazione, dove la pressione e lo stress sono più forti, a mollare e ad andare nelle cooperative, che a loro volta vanno a svolgere i servizi lasciati liberi dai professionisti che si sono licenziati. Cooperative che vengono pagate dagli ospedali e dove i medici e gli infermieri arrivano a percepire anche il doppio dello stipendio che prendevano quando erano dipendenti pubblici. E’ quindi evidente che per arginare questo fenomeno è necessaria una revisione delle retribuzioni del personale sanitario pubblico, che sono fra le più basse d’Europa.