(di Stefano Tenedini) A giugno Azione era una dignitosa componente del campo largo che sosteneva Tommasi. Poi un risultato deludente ne ha fatto per tutta un’estate silenziosa un comprimario poco influente, quasi snobbato. Ma adesso, dopo che le elezioni nazionali hanno cambiato lo scenario e i pesi, sul Terzo Polo piovono i malumori del PD, che lo indica neanche tanto velatamente di aver contribuito alla sconfitta della sinistra. Azione utile, inutile o dannosa? Non è che pensando al giudizio del Partito Democratico non ci dorma la notte, ma qualche domanda se la fa. E la fa.

Ricostruiamo questo rapporto a singhiozzo. Alle amministrative di giugno di Verona, che hanno portato all’elezione del sindaco Tommasi, Azione aveva raccolto solo l’1% dei voti. Un risultato che aveva deluso sia i vertici del partito che gli elettori, spiegato con la difficoltà di radicare un movimento nazionale sul territorio. Un mese dopo, il breve incontro Letta-Calenda, saltato in pochi giorni per la scelta del PD di portare in coalizione Verdi e Sinistra Italiana. Di qui l’intesa tra Azione e Italia Viva, che in vista delle elezioni di domenica scorsa si sono unite nel Terzo Polo per giocarsela nel centro dell’arena politica.

E siamo alle cronache di questi giorni. Buon risultato per Calenda e Renzi, che hanno raccolto quasi l’8% degli elettori a livello nazionale e confermato nel Nord-Est con l’8,4% del Veneto: quarto partito dopo FdI, PD e Lega. Dati ampiamente superati nei comuni capoluogo: dal 12,9% di Treviso, dove ha superato perfino la Lega, al 12,8% di Padova e all’11,6% di Vicenza. A Verona ha toccato il 10,66% nel capoluogo, diventando il terzo partito con oltre 13 mila voti, mentre in provincia ha raccolto il 9% circa. “Un ottimo risultato per una formazione nata solo un mese e mezzo prima del voto”, conferma il segretario provinciale di Azione Marco Wallner.

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Federico Benini (PD), assessore al Comune di Verona
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Marco Wallner, segretario provinciale di Azione

Il Terzo Polo farà opposizione al centrodestra, ipotizzando presto un’implosione del governo. E il PD e Verona cosa c’entrano? Ci arriviamo. Gli attacchi a Calenda e Renzi arrivano fitti fitti soprattutto da una sinistra che invece di cercare le responsabilità del flop al proprio interno, si guarda attorno. A Roma come a Verona. Lo fa intendere senza tanti giri di parole anche Federico Benini, assessore PD della giunta Tommasi: il suo ragionamento è che il centrodestra vince perché le forze progressiste non sono state in grado di fare sintesi e hanno regalato il Paese a Meloni, Salvini e Berlusconi. Messaggio forte e chiaro, ma Benini va oltre: “Nel comune di Verona la coalizione che sostiene Tommasi ha il 48% dei voti e supera il centrodestra. Un elemento che rafforza ulteriormente l’operato dell’Amministrazione comunale”.

Il ragionamento di Benini (ripetuto da giorni dai dirigenti della coalizione) è che se la sinistra avesse potuto contare anche su Azione molti seggi uninominali al Senato potevano essere contendibili. Come a dire che la destra ha vinto per colpa del terzo polo, una narrazione che tra giornali e social va per la maggiore. Wallner non ne è affatto convinto, anche se non vuole polemizzare. “E’ giusto che si parli degli errori della sinistra e che anche coloro che amministrano Verona con Tommasi ne siano consapevoli”, concede.. “Ma dovrebbero mettersi d’accordo con loro stessi, visto che Benini, dopo l’elezione del sindaco, aveva detto che col nostro 1% non eravamo stati determinanti. Adesso invece sostiene che con noi in coalizione si poteva battere il centrodestra. Allora: siamo ininfluenti o siamo indispensabili?”

La domanda è se Benini parli a titolo personale, a nome del Pd o della maggioranza, Tommasi compreso. “Ah, piacerebbe anche a me saperlo: infatti aspetto una sua risposta”, ribatte Wallner. “Noi ci stiamo trasformando in un partito vero e i nostri elettori cercano una proposta moderata, liberale e progressista. A Verona c’è un’aggregazione civica slegata dalle ideologie, va bene che a livello locale si discuta con tutti. Ma bisogna anche chiedersi se ora vogliono considerarci un alleato sul territorio oppure i responsabili della loro sconfitta elettorale. Si chiedano anche perché italiani e veronesi hanno preferito votare noi invece di loro”.

Viene un altro dubbio: Wallner, ma che intese avevate per ottenere un riconoscimento di rappresentanza se avesse vinto Tommasi? “Nessun accordo, e continueremo a non farne. Sarà poco politico, ma già prima del ballottaggio avevo spiegato che avremmo messo le nostre competenze a disposizione della città. Poi non ce l’hanno chiesto e gli incarichi sono andati a chi siede in Consiglio. Ma il punto rimane, sempre che adesso ritengano i nostri voti più “pesanti”. Deciderà Tommasi, noi ne prenderemo atto e gli elettori – nostri e loro – giudicheranno. Non vogliamo forzare la mano al sindaco, lo sosteniamo e ne approviamo l’operato, ma una valutazione sulle tendenze del voto andrà fatta”.

Wallner rivendica il nuovo standing del Terzo Polo: “Siamo il partito più votato nella fascia tra 18 e 24 anni sia nel Paese che a Verona, perché hanno spazio e non li usiamo da tappabuchi”, spiega. “Ilaria Milani, segretario cittadino, ha meno di 30 anni. Giulia Pastorella, vicepresidente nazionale, pochi di più. Guardiamo a una politica con responsabilità nuove. Il 40% dei nostri voti viene da elettori moderati di sinistra a disagio insieme ai no-tutto. Un’altra fascia proviene dai cattolici moderati che disapprovano gli estremismi in ogni campo. Qualcuno arriva anche dalla destra moderata, da un ceto produttivo ex leghista: professionisti e imprenditori scottati da chi ha fatto cadere Draghi e vista la crisi cercano solide competenze. Il segnale che gli elettori hanno mandato alla politica è chiaro: è ora che tutti si assumano le proprie responsabilità”.