(Di Gianni Schicchi) Non deve sorprendere i puristi della musica antica se hanno visto Jordi Savall (senza la sua magnifica viola da gamba) assieme al suo complesso Le Concert des Nations, alle prese col repertorio romantico. E se sotto questa veste lo hanno visto affrontare un grande musicista come Franz Schubert, portandone alla ribalta le due ultime Sinfonie. Il celebre musicista spagnolo ha già affrontato infatti, sia il Beethoven delle nove Sinfonie, sia lo Schubert delle due, incise nel settembre dello scorso anno alla Collegiale di Cardona in Catalogna. Ecco dunque alla ribalta del Filarmonico, la celeberrima Ottava “Incompiuta” e la Nona “La Grande”, con cui si è così concluso l’ultimo appuntamento de Il Settembre dell’Accademia.
“Non è indiscreto confessare – ha lasciato scritto Savall – che già tre anni fa pensavamo di dedicarci alle due Sinfonie di Schubert, subito dopo aver ultimato il nostro ciclo dell’integrale beethoveniano nel concerto del 15 dicembre 2021 al Gran Teatro Liceu di Barcellona, con un anno di ritardo a causa del Covid. In realtà l’idea di un ciclo sinfonico sui principali compositori dell’Ottocento era nata molto prima, di fatto già nel 1993. All’epoca preparavamo la Terza Sinfonia di Beethoven e la Grande di Juan Crisostomo de Arriaga. Poi sono venuti meno i finanziamenti e soltanto nel 2017 abbiamo potuto riprendere la nostra idea di un grande ciclo sinfonico, grazie all’iniziativa delle Accademie per giovani professionisti, partita poi nel 2019. Dopo due anni intensi passati in compagnia di Beethoven, abbiamo affrontato l’interpretazione della Ottava e Nona sinfonia di Schubert con la nostra orchestra di strumenti d’epoca Le Concert des Nations, costituita da più di sessanta musicisti professionisti provenienti dall’Europa e da diversi paesi del mondo”.
Al Filarmonico ne è uscita un’esecuzione ineccepibile per la superba qualità del complesso di Savall, fattasi notare fino dall’Allegro moderato introduttivo dell’Ottava Sinfonia per il perfetto equilibrio fra archi e fiati, variegatissimo nelle dinamiche e nei colori, con l’elegante spicco delle prime parti e l’esemplare disciplina dell’insieme. Savall ha puntato su tempi non incalzanti, in fondo non lontani dalla tradizione, evidenti specialmente nell’Adagio con moto del secondo tempo.
Una splendida “Incompiuta”, accentata anche nel fraseggio, con un’enfasi spesso sconosciuta alle interpretazioni ricostruttive della prassi d’epoca, alternata a scelte condivisibilissime, con delicate morbidezze e bruschi contrasti, sempre lontani da ogni puntiglio dimostrativo. L’esecuzione in ordine cronologico delle due composizioni ha avuto soprattutto il merito di illustrare credibilmente il prodigioso processo evolutivo dello Schubert sinfonico, con la colossale architettura dell’Ottava, che ha ricevuto un taglio serrato e drammaticissimo e che non ha per niente sfigurato nella concezione generale, rispetto ad altre celebri incisioni, anche con strumenti d’epoca. E con la Nona “La Grande”, che nonostante la ruvida asciuttezza dei contorni timbrici non ha rinunciato alla sua radiosa monumentalità, culminando in un Finale ricco di slancio ed energia. Applausi scrocianti del pubblico, fin dall’apparire in scena del celebre direttore spagnolo, ma anche a sugellare al termine, il chiaro successo complessivo del XXXI Settembre dell’Accademia.