Il momento storico che stiamo attraversando è il più difficile che ci si presentato dalla fine della 2^ guerra mondiale. Non è stata solo la pandemia a creare difficoltà. Ma soprattutto la guerra in Ucraina e la crisi economica che ne consegue hanno generato e stanno aggravando una situazione che aveva cominciato a peggiorare con la crisi di Wall street del 2008. In Italia in particolare si sta verificando un fenomeno preoccupante e che alla lunga è destinato a mettere in discussione tanti punti fermi che erano alla base delle nostre convinzioni e del nostro modo di vivere. Per la prima volta nella storia degli ultimi secoli i figli staranno peggio dei padri. Da centinaia di anni c’eravamo abituati che il miglioramento attraverso le generazioni fosse una costante, una direzione ineludibile. Di qui l’idea ottimistica, e forse anche un po’ ingenua, del progresso indefinito, che il benessere potesse aumentare sempre di più e con esso i consumi, la produzione, la ricchezza. Peccato che viviamo in un modo finito. E che la crescita all’infinito in un mondo finito non è possibile. Lo si è visto sul piano finanziario con le crisi ricorrenti dal 1929 ad oggi. Lo si vede sul piano dell’ambiente, con la natura che si ribella al saccheggio fatto dall’uomo.
Per la prima volta negli ultimi secoli si stiamo accorgendo che qualcosa s’è fermato, che stiamo tornando indietro. E i primi a farne le spese sono i giovani, che per la prima volta dopo secoli non vedono davanti a loro una strada segnata, un miglioramento generico, un futuro sorridente, ma insicurezza, incertezza e anche un peggioramento delle condizioni di vita. Questo contribuisce a far aumentare i casi di ansia e depressione di cui in Italia soffre il 10% della popolazione, più di 6milioni di persone.
Ad esserne colpiti poi più sono i disoccupati, quelli che hanno basso livello d’istruzione, i giovani e le donne. Purtroppo in molti casi l’ansia e la depressione non vengono trattate per ragioni economiche: il costo dello psicologo molti non se lo possono permettere. Così peggiorano.
Sono soprattutto i giovani ad aver fatto richiesta del Bonus psicologo: su 300mila richieste, oltre il 60%, pari a 180mila domande, proviene da under 35. Lo riferisce un rapporto della Commissione europea sull’impatto della pandemia sulla salute mentale dei giovani. La disponibilità per il bonus che inizialmente era di 10 milioni è stata portata a 25, dato l’alto numero di richieste.
E’ proprio per venire incontro a queste persone e affrontare quello che è ormai un problema sociale che l’ Ente di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologia dal 1° ottobre ha avviato il progetto “Vivere Meglio” in collaborazione con il Centro di Ateneo per i Servizi Clinici Universitari Psicologici dell’Università di Padova, l’AIP Associazione Italiana di Psicologia e con le più prestigiose Università italiane. L’iniziativa mira a promuovere l’accesso gratuito alle terapie psicologiche grazie a dei servizi online e alla disponibilità di 1000 psicologi.
Andando sulsitoviveremeglio.enpap.itsi può fare gratis un test scientificamente validato e finalizzato a valutare se sono presenti le condizioni per intraprendere un percorso, anch’esso gratuito, che andrà da 10 a un massimo di 14 incontri con psicologi e/o psicoterapeuti selezionati da Enpap e formati all’utilizzo di protocolli, aggiornati ed efficienti, con un solido impianto scientifico. E si troverà anche una serie di opuscoli informativi di auto-aiuto, creati ad hoc sulla base delle più recenti conoscenze scientifiche, che forniranno consigli e indicazioni efficaci per gestire i segnali iniziali di disagio psicologico.
L’ansia e la depressione non fanno male solo a chi li ha. Danneggiano tutta la collettività, perché interferiscono sulla capacità di lavoro, sulla produzione e coinvolgono negativamente io famigliari.
Felice Damiano Torricelli, presidente Enpap spiega che “ansia e depressione spesso, sono causa di assenteismo e di cali drastici nel rendimento, lavorativo e scolastico, e hanno pesanti ripercussioni sulla qualità della vita personale, relazionale e lavorativa. Ma, ancora oggi, nonostante i dati confermino tutte le ricadute negative di ansia e depressione, questi disturbi non ricevono risposte adeguate. Lo stigma, che ancora aleggia sul ricorso agli interventi professionali degli psicologi, può essere un freno a prendersi cura del proprio benessere emotivo e mentale ma, soprattutto, il sistema pubblico investe in maniera drammaticamente insufficiente per prendersi cura di questi disturbi emotivi, diffusissimi ma estremamente gravosi”.
“In linea di massima — prosegue il presidente dell’Enpap —, chi accede con più difficoltà alle terapie psicologiche sono proprio le persone meno abbienti, già in condizioni di difficoltà sociale ed economica che vengono esasperate proprio da questi disturbi, e che ne riducono ulteriormente le possibilità di ripresa. “Vivere Meglio” vuole dare una mano a fronteggiare le difficoltà di questo momento storico, che sta provando tutti da troppo tempo e ha comportato un ulteriore aumento del disagio psicologico e dei disturbi collegati allo stress continuativo”.