Ieri sono iniziate le celebrazioni dei 40 anni dalla nascita dell’Università di Verona, che proseguiranno per tutto l’anno accademico 2022-2023, con una serie di eventi. Sono passati 40 anni da quando il sen. Vittorino Colombo aveva annunciato in Senato la nascita dell’Università degli Studi di Verona, di cui il primo Rettore fu Hrayr Terzian, grande medico che aveva la cattedra di neurologia, appartenente a quel gruppo di medici che fece crescere accanto alle Facoltà di Economia e Commercio e Lingue già esistenti, la Facoltà di Medicina e Chirurgia che divenne una delle migliori d’Italia e che espresse grandi clinici.
Anche l’Università, con la costruzione del Policlinico di Borgo Roma quand’era ancora una sede distaccata di Padova, come la Fiera, l’Aeroporto, l’Autostrada Brescia Padova, il Quadrante Europa, l’Ente Lirico (diventato poi Fondazione Arena), e delle importanti istituzioni finanziarie come la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno e la Banca Popolare e l’Assicurazione Cattolica, è stato il frutto della capacità realizzativa di una classe dirigente di tutto rispetto cui deve andare la riconoscenza dei veronesi di oggi. Una classe dirigente, formata sostanzialmente da democristiani e socialisti, che ha lasciato a Verona un grande patrimonio che però è stato in parte dissipato per l’incapacità di chi è venuto dopo.
L’Università è una di quelle istituzioni che resistono e si sono sviluppate. Può e deve diventare un punto di forza per un’operazione politica indispensabile a Verona: farla uscire dalla marginalizzazione in cui s’è cacciata negli ultimi decenni nei quali prevale l’egemonia politico/amministrativa del triangolo Padova-Venezia-Treviso.
E’ giusto celebrare i 40 del nostro Ateneo, ma affinché la celebrazione non rimanga solo un fatto formale e autoreferenziale è necessario progettare uno sviluppo ulteriore. La direttrice non può che essere quella che conduce a Vicenza, l’altra provincia veneta tagliata fuori. Vicenza è in bilico fra l’Università di Padova e quella Verona. Non bisogna perdere tempo e passare subito ai fatti aggregandola su un grande progetto comune che possa essere il tassello di quel mosaico di istituzioni culturali, economiche e amministrative che ricentralizza Verona nell’ambito della regione Veneto.
Il sindaco Damiano Tommasi, intervenendo in occasione dell’apertura delle celebrazioni, ha detto che “il nostro compito e il nostro impegno per il futuro è mettere l’ateneo nelle condizioni di crescere ancora”. Giusto. Bravo! Allora che prenda in mano il telefono e chiami il suo omologo vicentino Francesco Rucco, fissino un appuntamento con il Magnifico Rettore Pierfrancesco Nocini e si mettano subito attorno a un tavolo per realizzare l’allargamento dell’Università su Vicenza.