Il rapporto sulla povertà redatto dalla Caritas conferma la sensazione diffusa che le cose stanno andando male. I dati si riferiscono al 2021. I poveri assoluti in Italia sono stati 5,6 milioni. E, date le condizioni generali, è molto probabile che stiano aumentando. All’origine, secondo l’ente della Conferenza Episcopale, la pandemia e guerra in Ucraina. Ma ridurre la condizione generale della povertà nel nostro paese a due sole cause pare limitativo. Si tratta anche dell’effetto di un sistema economico e politico che va profondamente modificato e che l’azione caritatevole dei Vescovi, pur meritoria, non è Inn grado di modificare. Per risolvere il problema della povertà è necessaria ed urgente una grande e coraggiosa riforma politica e sociale. Vediamo i dati.
I giovani sono i più colpiti. La ‘povertà ereditaria’ si trasmette “di padre in figlio”. Ci vogliamo 5 generazioni per chi nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito. La mobilità ascendente sembra funzionare prevalentemente per chi proviene da famiglie di classe media e superiore. scarse possibilità di accedere ai livelli superiori per chi proviene da famiglie svantaggiate.
La povertà è inversamente proporzionale all’età: 14,2% fra i minori (quasi 1,4 milioni bambini e i ragazzi poveri), 11,4% fra i giovani di 18-34 anni, l’11,1% per la classe 35-64 anni e al 5,3% per gli over 65. L’incidenza della povertà è cresciuta di più per le famiglie con almeno 4 persone, con persona di riferimento di età tra 35 e 55 anni, con bambini di 4-6 anni.
I poveri nati tra il 1966 e il 1986, provengono per lo più da nuclei familiari con bassi titoli di studio o addirittura analfabeti.
La Caritas ha effettuato oltre 1,5 milioni di interventi, per poco meno di 15 milioni di euro, con un aumento del 7,7% delle persone che hanno chiesto aiuto. Il 13% dei poveri è formato da occupati e questo la dice lunga sull’inadeguatezza delle retribuzioni nel nostro paese, ferme da più di 30 anni.
Le famiglie in povertà assoluta sono 1 milione 960mila, pari a 5.571.000 persone, cioè il 9,4% della popolazione. Nel Sud il 10% (+0,6% dal 2020). Scende al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%).
La Caritas ha incontrato e supportato 227.566 (+7,7%) soprattutto agli stranieri.
Cresce l’incidenza delle persone straniere che si attesta al 55%, con punte che arrivano al 65,7% e al 61,2% nel Nord-ovest. Dato che evidenzia come l’immigrazione indiscriminata, con l’afflusso di irregolari che poi rimangono in Italia senza lavoro, alimentano pesantemente la povertà.
Nel Sud prevalgono gli assistiti di cittadinanza italiana che corrispondono rispettivamente al 68,3% e al 74,2% dell’utenza. L’età media, 45,8 anni.
Le persone senza dimora incontrate sono state 23.976, pari al 16,2%, per lo più uomini (72,8%), stranieri (66,3%), celibi (45,1%), con un’età media di 43,7 anni, soprattutto al Nord che ha intercettato quasi la metà degli homeless.
Dato che conferma il fatto che immigrazione e povertà sono strettamente correlati.
Confermata la correlazione tra deprivazione e bassi livelli di istruzione.
I disoccupati/inoccupati passano dal 41% al 47,1%.Viceversa gli occupati scendono dal 25% al 23,6%.
La Caritas ha erogato quasi 1milione 500mila euro di aiuti. Il 74,7% per beni e servizi materiali (mense/empori, distribuzione pacchi viveri, buoni ticket, prodotti di igiene personale, docce, ecc.); il 7,5% per le attività di ascolto; il 7,4% per interventi di accoglienza; il 4,6% per sussidi economici (affitti e bollette), il 2,2% per sostegno socio assistenziale e l’1,5% per interventi sanitari.
Il Reddito di Cittadinanza è stata percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%).