Un progetto lungo cinque anni, realizzato dall’Università di Verona, costato oltre 8 milioni di euro: lunedì 24 ottobre, dalle 9 alle 18 il Palazzo della Gran Guardia farà da cornice al convegno scientifico “Comportamenti e benessere: un approccio multidisciplinare per favorire la qualità della vita in condizioni di vulnerabilità. La cura oltre la terapia”. Protagonisti della giornata saranno ricercatrici, ricercatori, pazienti e tutti i soggetti che hanno collaborato in questi 5 anni al progetto, tra strategie di sanità pubblica e scelte individuali attraverso l’illustrazione delle differenti linee di ricerca. Verrà anche presentato l’Hub di competenze, una vera e propria struttura operativa che ha il compito di creare e sviluppare la rete delle relazioni formatesi in questi anni, trasferendole progressivamente alle pratiche di cura e promozione del benessere e della salute. Tale struttura avrà presto una sede di circa 300 metri quadri nei nuovi spazi del Complesso edilizio denominato “Biologico 3” con sede in Borgo Roma.
Lo scopo generale della ricerca è stato comprendere l’interazione tra comportamenti, aspetti motivazionali e psicobiologici in diverse fasi e condizioni della vita, in particolare nelle situazioni di malattia neurodegenerativa e di disagio psichico. Per questa finalità è stato adottato un approccio esteso che ha compreso l’approfondimento delle conoscenze sui meccanismi molecolari, strutturali e funzionali – fisiologici e cognitivi – che consentono il mantenimento di buone condizioni di salute.
Per implementare le acquisizioni scientifiche e trasferirle nella pratica clinica e nella relazione con le persone, il progetto si è quindi articolato su 5 linee di ricerca che coinvolgono divere popolazioni vulnerabili: persone affette da esiti di ictus cerebrale cronico, giovani con sclerosi multipla, malati di Parkinson, individui in età avanzata e migranti richiedenti protezione internazionale.
Questa, una sintesi dei principali risultati
- Persone affette da esiti di ictus cerebrale cronico: l’obiettivo generale dello studio è stato indagare gli effetti di un protocollo riabilitativo innovativo basato sul self-management per la presa in carico a lungo termine del paziente con ictus cerebrale, insieme alla definizione di un profilo di biomarker clinico-biologici, imaging, neurofisiologici, e genetico-molecolari per definire il quadro di disabilità post-ictus. L’impatto di questa ricerca è l’attuazione di percorsi riabilitativi efficaci di “auto-trattamento” per migliorare la cura e la qualità delle persone che hanno avuto un ictus cerebrale. Lo studio ha permesso di raccogliere dati importanti sulle cause dei disturbi del movimento, cognitivi, psicologici e del dolore.
- Migranti richiedenti protezione internazionale: è stata condotta una revisione sistematica e una meta-analisi di studi controllati randomizzati e non randomizzati incentrati sulle popolazioni migranti che vivono in paesi a basso e medio reddito e in paesi ad alto reddito, per confrontare gli interventi di attività fisica con qualsiasi condizione di controllo. Il progetto sta valutando l’impatto degli interventi di attività fisica e sport su alcuni indicatori di esito relativi alla salute fisica e mentale, come ad esempio la riduzione dei sintomi di disturbi mentali (disturbo post-traumatico da stress, ansia e depressione), il funzionamento psicologico, le relazioni sociali e la qualità di vita.
- Giovani affetti da sclerosi multipla (SM): lo scopo è stato quello di sviluppare un modello di intervento biopsicosociale in grado favorire lo sviluppo della resilienza in giovani adulti con nuova diagnosi di SM, e valutare la relazione tra variabili biologiche, psicologiche e comportamentali nel favorire la risposta alla diagnosi di SM. I risultati del progetto porranno le basi per un modello di approccio multidisciplinare biopsicosociale che porterà all’individuazione e potenziamento delle strategie più efficaci di resilienza per favorire adattamento, partecipazione, aderenza terapeutica e, in ultima analisi, benessere delle persone affette da SMin una fase cruciale della vita. Questo costituisce un importante presupposto per sviluppare interventi mirati centrati sulle esigenze dei giovani con SM, con l’obiettivo di ridurre il rischio di reazioni disadattive alla malattia e migliorare il loro benessere psicologico e la qualità di vita.
- Pazienti con Malattia di Parkinson (MP): lo studio si è focalizzato sui sintomi sia della fatica fisica che mentale mediante la formulazione di specifici programmi di esercizio fisico aerobico e la definizione epidemiologica della fatica nella malattia. Inoltre, è stata condotta una revisione della letteratura sulla fatica nella MP e negli altri disturbi del movimento. L’attività fisica, si è constatato, aiuta a conservare la funzionalità in presenza di un disturbo progressivo. Oltre ad esercizi di tipo aerobico che mirano a migliorare la funzionalità degli arti inferiori, lo svolgimento di allenamenti incentrati sulla forza aumentano la massa muscolare e la densità ossea. Lo studio, finalizzato a identificare il ruolo della fatica nella MP, ha permesso un approfondimento della fisiopatologia della fatica, individuando misure che si stanno rivelando indicatori dell’efficacia di approcci terapeutici e non, come la stimolazione cerebrale, la riabilitazione cognitiva e, appunto, l’attività fisica.
- Popolazione in età avanzata e a rischio di fragilità età dipendente: lo scopo è stato quello di valutare i fattori biologici e neurofisiologici associati alle condizioni di fragilità fisica e cognitiva in una coorte di individui e indagare l’associazione tra caratteristiche neurofisiologiche, resilienza e comportamenti di vita quotidiana, per sviluppare un intervento personalizzato per l’invecchiamento di successo.