Il Ministero della Salute ha pubblicato la Relazione sullo Stato Sanitario del Paese nel quadriennio 2017/2021. Erano 8 anni che non veniva fatta, e questo la dice lunga sull’efficienza di chi ci ha governato negli ultimi 10 anni e sulla considerazione che i ministri della Salute hanno avuto per il parlamento e, in ultima analisi, per il popolo che è, in ultima analisi, quello che detiene la sovranità.
Scontato il fatto che nei 2 anni di pandemia la spesa sanitaria abbia avuto in picco: +3,3%) nel 2020 e +3,2 nel 2021.
Nel periodo preso in esame dal Rapporto la spesa sanitaria del SSN è aumentata dai 113.590 milioni del 2017 ai 124.176 milioni del 2021 con un aumento del 9,3%.
La spesa fino alla pandemia è stata stabile. Ciò dovuto al contenimento soprattutto per il personale e gli acquisti di prestazioni dal privato.
Il 30% della spesa sanitaria è per il personale sanitario, professionale, amministrativo e tecnico e universitario. Ammonta a 37,615 milioni con un amento del 9,5%.
Il 31,5% è rappresentato dai consumi intermedi: farmaci, dispositivi medici.
Diminuita invece fra il 2017 e il 2021 la spesa per la farmaceutica convenzionata, passata da7.592 a 7.374 milioni (-3,5%). A incidere le restrizioni da Covid e la distribuzione diretta e per conto dei farmaci.
La medicina di base è costante e pesa per il 6%, cioè 7.159
I costi per l’acquisto di prestazioni specialistiche dal privato costituiscono il 4,2%% dell’intera spesa sanitaria per un totale nel 2021 di 5.122 milioni. In questa voce sono compresi i pagamenti delle prestazioni Sugai e Irccs. Cui è da aggiungere l’acquistodi prestazioni di assistenza protesica, integrativa, riabilitativa, psichiatria ecc. per un 9%.
Ammonta a 9.179 milioni, pari al 7,3% il costo per l’acquisto di prestazioni ospedaliere dal privato. Sul treno, sostanzialmente costante, ha inciso che numerose prestazioni, inappropriate per gli ospedali, siano state deviate sull’assistenza ambulatoriale.
Chiaramente durante la pandemia, col blocco di tutti le attività non urgenti, i dati sono anomali e incidono negativamente. Ci sarà invece un effetto rimbalzo a partire dal 2022 per la necessità di riassorbire tutte le prestazioni ‘sospese’.
Il rimanente 6% è relativo ad ammortamenti, imposte e tasse ecc. 7.467 milioni.
Dai dati del Rapporto risulta evidente Chen è il costo del personale una delle due voci che pesano di più sul bilancio del SSN. Eppure è noto che i medici e gli infermieri italiani sono fra i meno pagati in Europa, tanto che una delle cause della carenza è proprio l’insoddisfazione economica che porta molti camici bianchi ad andare nel privato se non all’estero. E a venire in Italia sono solo quelli provenienti da paesi ‘poveri’ come quelli ex-comunisti dove gli stipendi sono ancora più bassi. Si tratta quindi di un nodo da sbrogliare. Impensabile non aumentare le retribuzioni se non si vuole andare incontro ad una crisi di personale ancora più pesante. La strada quindi non può essere che quella di un aumento delle risorse destinate alla salute. In un modo o nell’altro. Per il nuovo governo un compito non da poco.