(di Bulldog) Vincenzo Tiné, che guida la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, dopo aver fallito a Padova sta dimostrandosi un vero talebano. Vuole una città museo dove i turisti siano soltanto degli studiosi della storia dell’arte, liberi di ammirare la bellezza, senza alcuna concessione anche ai diritti di tutti di poter vivere ed apprezzare quella stessa città. Oddio, tutelare Verona, la sua bellezza, l’integrità dei suoi monumenti e del suo paesaggio, è un dovere di ciascuno di noi e non siamo contrari all’esercizio di questa tutela che, fra l’altro, è scritta nella nostra Costituzione.
Ma c’è modo e modo. Tinè e il suo staff stanno cercando di bloccare ogni cosa. Le fiamme del concerto dei Kiss, la sagra di Santa Lucia, le scenografie areniane, i mercatini di Natale, le manifestazioni enogastronomiche… persino le luci del Tricolore sull’Arena sono vietate. Va bene la tutela dei monumenti e va bene limitare gli eccessi, ma le luci non distruggono nulla. Feste e banchetti debbono essere sì disciplinati, ma non si può nemmeno impedire lo svolgimento di attività economiche preziose (soprattutto quelle più marginali economicamente e geograficamente) per il mantenimento di un tessuto produttivo, di specialità, di savoir faire che sono anch’esse patrimonio culturale di questo Paese. Basta ascoltare l’Unesco e le sue regole per i patrimoni immateriali dell’umanità: dice che debbono essere condivisi e non resi esclusivi.
Tiné difende dei beni architettonici realizzati in larga parte nella storia da quelle corporazioni di botteghe che oggi lui osteggia e distrugge economicamente. Una volta che avrà svuotato il centro storico dalle imprese, dalle manifestazioni, che cosa resterà? oltre al vuoto che circonderà le bellezze architettoniche, intendo. Resterà il nulla, un turismo ai minimi termini, col proliferare di quelle catene internazionali che oggi sono una eccezione ma che diventeranno l’unica regola se alle realtà locali (meno forti economicamente) verrà tolto il concorso del turismo e degli eventi. Questo non è salvare la cultura, ma è distruggere la cultura della nostra città.
Tiné risponde ad un potere che è nazionale e non locale. E’ però pagato con la tassazione generale, quindi anche coi nostri soldi. Ha un ruolo delicato dove deve mostrare sì una grande competenza specifica (cosa che nessuno gli contesta, anzi), ma proprio perchè ha un potere enorme deve agire con un’attenzione ancora maggiore. Deve salvare capra e cavoli. Ha un ruolo ingrato, glielo riconosciamo, ma oggi non lo sta esercitando al meglio. Facendo scadere il suo ufficio nel ridicolo impedendo il Tricolore sull’Arena per i 150 anni di una componente importante della cultura contemporanea del nostro Paese.
Una sua pausa di riflessione, forse, sarebbe al momento l’ideale…