(di Bernardo Pasquali) Tra le vigne della Valpolicella sono tornate le sfumature gialle dell’autunno. Un autunno che è segnato ancora dal caldo e da fenomeni, chiamati convenzionalmente “ottobrate”, che bene non fanno ai processi di disidratazione delle uve nei fruttai. Il presidente Christian Marchesini, insediatosi in uno dei periodi più difficili dei nostri tempi recenti,
“I produttori della Valpolicella – afferma Marchesini – coadiuvati dal supporto del Consorzio, stanno affrontando tutte le problematiche con grande sapienza e determinazione; cambiamento climatico, contenimento energetico e percorso di sostenibilità verso l’attuazione completa dell’Agenda 2030, sono tematiche di cui stiamo parlando già da una decina di anni”.
Il 2022, secondo i dati di vendita di Settembre, sta tenendo i valori di mercato, pur con una sensibile perdita dell’1-3% rispetto al 2021. Importante invece la crescita del 2021 sul 2022 con un +10% del Valpolicella Superiore, +14% del Ripasso e un +22% dell’Amarone che continua la sua ascesa performante sui mercati internazionali.
Unico neo che per molti cultori della Valpolicella storica è ritenuto un passo indietro della denominazione è la riduzione sempre più evidente del Valpolicella che viene dedicato sempre più nella produzione dei due grandi interpreti di questa denominazione, Ripasso e Amarone. Una perdita, secondo alcuni, di storia e identità inarrestabili.
“Questo è vero – continua il Presidente Marchesini – ma dobbiamo anche affermare che da qualche anno, con l’Università di Verona, stiamo affrontando il tema della valorizzazione dei single vineyard, ovvero delle vigne dedicate alla produzione di vini fortemente identitari che confluiranno nei prossimi Valpolicella Superiori; proporranno gradazioni più basse e uno stile tendenzialmente più fresco e fruttato con un ritorno agli anni Ottanta e primi anni Novanta della Denominazione”.
La Valpolicella è sempre sotto l’occhio del ciclone e questo, vale la pena affermarlo, senza ombra di dubbio, deriva dal fatto che rappresenta il vino che traina letteralmente l’economia agricola italiana. Non solo i consumi ma, soprattutto, l’arrivo sul territorio di flussi sempre più importanti di visitatori, appassionati ed esperti del settore, stanno condizionando positivamente le economie di un territorio che ancora non vede flessioni significative all’orizzonte.
La vendemmia 2022 è partita con molti dubbi, soprattutto dal punto di vista climatico. Il caldo soffocante di giugno e luglio è stato interrotto dalle piogge dei primi giorni di agosto e questo ha fatto sì che la terra si riprendesse e le vigne tornassero a metabolizzare i precursori aromatici e i costituenti vitali degli acini d’uva, in modo da arrivare pronti per la pigiatura o la messa a dimora in cassetta.
“Ciò che ci preoccupa e che ci vedrà molto attivi verso le autorità competenti – afferma Marchesini – saranno tutte le problematiche inerenti la manodopera che quest’anno poteva mandare in crisi completamente un comparto. Siamo stati solo fortunati che la vendemmia è stata molto lunga rispetto al previsto; è partita il 25 agosto e, il bel tempo e la mancanza di piogge settembrine, hanno offerto la possibilità a tutte le aziende di finire la posa in cassetta senza perdite significative di prodotto. Solo alcune grandinate gravi, in alcune zone delimitate della Denominazione, hanno compromesso una parte della produzione”.
Si dovranno aspettare i primi dati di dicembre per avere i dati della resa dell’annata 2022 anche se dal Consorzio, si presume che ci sarà un piccolo calo produttivo per ettaro. Complessivamente però, la denominazione, crescerà ancora perché sono entrati in produzione i nuovi impianti degli ultimi anni.
I cambiamenti climatici stanno portando ad una diminuzione produttiva di circa il 5-6% di uva soprattutto in alta collina per l’impossibilità di attivare l’irrigazione di soccorso. Negli ultimi decenni il vigneto della Valpolicella si è sempre più elevato fino a portarsi alla soglia dei 600 metri di altitudine. Se, da una parte, questa scelta ha permesso di avviare vigneti di altissima qualità, con le alte temperature e la mancanza di pioggia, il rischio di perdita in volume esiste ma, se ben governato, potrebbe diventare un non problema ai fini della qualità complessiva del vino finale.
Ciò che salverà la Denominazione sarà invece la sapienza e gli insegnamenti della storia:
“E’ proprio così! C’è una rivincita storica del sistema di allevamento a Pergola rispetto a quello a spalliera. Si tratta di un ritorno alle origini che a noi fa molto piacere. Sono in molti a sostituire negli impianti più recenti il sistema moderno con quello ancestrale dei nostri nonni. La pergola garantisce un ombreggiamento maggiore e questo, se governato bene, potrà diventare un elemento decisivo nella salvaguardia della produzione di qualità in Valpolicella!”.
La produzione di uve, anche quest’anno, sfiora il milione di quintali e di questi, 400.000, sono dedicati alla produzione di Amarone. Il tutto su una superficie di quasi 8700 ha. Sono numeri molto importanti che impattano fortemente sul territorio e che hanno dovuto fare i conti con alcune situazioni di disagio rispetto alla popolazione e alle comunità.
“La Denominazione ha deciso di fare un percorso importante verso la sostenibilità gia dal 2010 e – afferma Marchesini – questa decisione di eliminare certi tipi di trattamenti delle piante e di aumentare la superficie dedicata alla produzione biologica, ci permette di poter affermare che sapremo sublimare completamente le indicazioni e i parametri dell’Agenda 2030”.
Il problema che, oggi più mai si sta affrontando e dovrà trovare soluzione, è il costo energetico di certe pratiche protettive delle uve poste a dimora.
“Purtroppo le temperature nei giorni vendemmiali e nei successivi periodi di appassimento delle uve, non sono dei più favorevoli e, grazie anche all’apporto scientifico dell’Università di Verona, ciò che ci viene indicato è il contenimento di questi fenomeni attraverso l’attivazione di protocolli di controllo termico. Un processo impossibile da attuare con i costi energetici attuali. Si spenderebbe dalle 3 alle 4 volte in più rispetto al normale e diventa insostenibile”.
La Valpolicella è una Denominazione sempre in grande fermento e la componente giovanile dei produttori con meno di 40 anni inizia ad avere un ruolo determinante per il Consorzio:
“Certamente – afferma Christian Marchesini – abbiamo costituito questo gruppo di giovani all’interno del Consorzio che stanno attivando in maniera molto dinamica riflessioni molto importanti per la nostra Valpolicella, affinchè si riesca a comprendere e dialogare con un mondo giovanile che sta avendo un approccio al vino completamente diverso dalle nostre generazioni. Confidiamo molto nel loro apporto e nella loro capacità di discernere i cambiamenti dei tempi”.