(di Francesco Bovolin) Stavolta partiamo da un discorso statistico. Nel 2015 quasi il 90% degli italiani aveva un dentista di fiducia, da tempo, il 3% si rivolgeva alle strutture pubbliche, il 2% invece si recava all’estero.
Sette anni dopo ancora l’89% va in ambulatori privati, con uno o più professionisti, il 7% nelle strutture low cost, l’altro 4% sempre in strutture pubbliche o all’estero.
La scelta veniva eseguita nel 42% dei casi su indicazioni positive fornite da amici o parenti, nel 31% perché era il dentista di famiglia, nel 10% veniva giudicata positivamente la capacità di far apprezzare un giusto rapporto qualità prezzo e nell’8% dei casi la scelta era condizionata dalla distanza da casa o dal luogo di lavoro. Secondo uno studio di Nielsen, azienda che si occupa di studiare le richieste nel pubblico in campo merceologico e servizi, il 38% degli italiani ha un dentista di famiglia, il 29% usa il passa-parola e solo il 10% sceglie informandosi online consultando i social e gruppi nel web, a dimostrazione che il tam-tam è ancora il metodo di pubblicità più importante. Anche considerando che le innumerevoli presentazioni e offerte veicolate da internet hanno ormai saturato un mercato pubblicitario nel quale è praticamente impossibile orientarsi.
I criteri di scelta sono stati condizionati, in ordine decrescente, dalla pulizia e igiene dello studio (30%), dall’offerta di un soddisfacente colloquio informativo (20%), dalla presenza di strutture tecnologicamente avanzate (15%), dall’esistenza di convenzionamento con fondi assicurativi (14%), poi via via il costo delle prestazioni, possibilità di dilazionare i pagamenti e cordialità dell’accoglienza.
Solo il 7% degli italiani non ha mai cambiato il suo dentista. Tra coloro che ne avevano cambiato uno o più il 44% lo ha fatto per motivi di cambio di residenza mentre il 30% non era soddisfatto delle cure ricevute.
Sono molteplici le deduzioni che si possono trarre dalla lettura di questi numeri, e non sarò certo io a proporne alcuna. Tra coloro che leggeranno queste righe vi saranno, credo, comuni cittadini ma anche dentisti, proprietari o collaboratori di studi. Ognuno quindi metterà in funzione i suoi filtri, i suoi criteri di valutazione di quanto esposto.
Abramo Lincoln è stato uno dei primi uomini a possedere una protesi totale, dicasi dentiera, che un artigiano di allora aveva fatto, o a dir meglio aveva scolpito, foggiando a tale scopo un corno di narvalo. Chissà, oggi la cosa fa sorridere/inorridire, ma allora le alternative erano zero. Oggi le alternative sono molte, moltissime, non è facile scegliere bene, ma se non altro almeno abbiamo la consolazione che i narvali non vengono più uccisi per fare una dentiera