Il nuovo Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara (Lega) ha una bella gatta da pelare. Sono 131 le scuole che hanno introdotto la ‘carriera alias’, che permette agli studenti “in transizione di genere” di scegliere una propria identità. Provvisoria e da usare all’interno della scuola finché si vuole, ma pur sempre un’identità, del tutto soggettiva e priva di fondamento scientifico. Tra questi, a Verona, il liceo classico di Stato Scipione Maffei il cui collegio dei docenti, aderendo all’ideologia gender, l’ha deliberata durante lo scorso anno scolastico.
Valditara ci deve mettere le mani. Deve raddrizzare la scuola dalla pendenza gender, valutando anche gli aspetti legali e disciplinari di chi ha preso decisioni discutibili.
L’influenza che le associazioni Lgbt stanno esercitando, oltre che sulla società, anche sudi essa e sugli insegnanti, costituisce un disastro educativo cui il governo deve porre rimedio. L’ideologia gender s’è infilata tra i banchi di scuola. Il conformismo di molti dirigenti e insegnanti, appiattiti sul mainstream, ha portato molti istituti scolastici a organizzare corsi di educazione – ma bisognerebbe chiamarla destabilizzazione- sessuale per bambini, che ha l’unico risultato di confondere loro le idee con le strampalate teorie sulla transizione di genere. Si sono anche inventati la cosiddetta “carriera alias”, che consente allo studente di cambiare nome nei documenti scolastici. Cosa assolutamente assurda e di cui va valutata anche lalegalità. Alcune scuole l’ideologia Gender l’hanno declinata anche nei gabinetti. Hanno introdotto il gabinetto neutro, per quei ragazzi o ragazze che non hanno ancora ‘deciso’ se essere maschi o femmine. Come se a decidere il sesso non fosse la natura, cosa che avviene da milioni di anni per tutto il regno animale, ma il singolo individuo.
Una follia biologica, sociale ed educativa, priva di qualsiasi supporto scientifico. Se poi si considera che tali teorie e atteggiamenti vengono proposti a dei ragazzi, o addirittura a dei bambini, che non hanno ancora una personalità definita e non hanno gli strumenti critici per vagliarla, accettandola o respingendola, s’impone l’intervento del Ministro dell’Istruzione a tutela dei ragazzi e delle loro famiglie.