(aggiornato ore 11.59) La fonte sono due colossi, al di sopra dei sospetti della politica: Legambiente e Sole24 Ore che hanno preso in esame 18 indicatori sulla base della documentazione ufficiale dei Comuni italiani o di registri di amministrazioni dello Stato. Quindi, i dati sono certi e c’è poco da ricamarci sopra. Verona sta male, ed è lontanissima dalle due realtà migliori d’Italia: Bolzano e Trento. A Verona abbiamo soltanto due valori in positivo: è la quarta città in Italia per metri quadrati di fotovoltaico per abitante sugli edifici pubblici ed è 14.ma per numero di passeggeri del trasporto pubblico.
Ma sono le uniche due note positive. Poi Verona paga dazio sul fatto di essere nella Pianura Padana, l’area più tossica d’Europa, e di essere al centro di due assi autostradali importantissimi: quindi, siamo in fondo alla classifica (91.mi su 105) per PM10, ovvero per sforamento delle medie di legge; siamo 84.mi per eccesso di ozono nell’atmosfera; siamo 87.mi nella depurazione delle acque; siamo 77.mi per la raccolta differenziati a fronte di essere però 51.mi nella produzione di rifiuti (ben 503,7 kili a testa ogni anno). Siamo 72.mi come vittime della strada. 77.mi per consumi idrici per abitante (167 litri a testa ogni giorno) e 68.mi come presenza di isole pedonali.
Andiamo un po’ meglio come numero di alberi sul suo pubblico (40.mi in Italia), nei metri quadrati di verde per abitante (37.mi), come uso effettivo del suolo (42.mi), come offerta del trasporto pubblico (38.mi), come piste ciclabili (35.mi) e come tasso di motorizzazione (39.mi con 63 auto circolanti ogni 100 abitanti, ben 20 in più rispetto alla città migliore, Venezia, ma 16 in meno rispetto alla peggiore che è Frosinone).
Delle città a noi confinanti – Brescia, Vicenza, Trento, Padova e Rovigo – soltanto il capoluogo polesano fa peggio di noi. Ora la politica ci spiegherà che la colpa del risultato poco brillante – e assai pericoloso per la nostra salute – è del campo politico avverso, ma il dato di fatto è che bisogna intervenire con maggiore decisione: subito il Central Park (ma anche boschi urbani diffusi sul modello di Barcellona); più spazio alle energie da fonti rinnovabili partendo dal know how che già abbiamo per cambiare le tipologie di riscaldamento nelle case e per favorire la mobilità elettrica, tanti privata che pubblica, unica soluzione per non avere polveri da combustione. Almeno in città si potrebbe viaggiare senza emissioni.
Questo il primo commento, di Legambiente Verona, per voce della sua presidente Chiara Martinelli: «A Verona anche per il 2021, anno preso in analisi, si rileva una immobilità quasi totale delle scelte ambientali e di pianificazione della città. Non migliora la qualità dell’aria per i dati presi in considerazione: NO2, Ozono e PM10, quest’ultimo nel 2021 ha visto sforare di 16 volte il limite di giornate la cui soglia di inquinamento è tollerabile per legge ( centralina B.go Milano dati ARPAV). Complici negative anche le scelte ostative messe in atto dalla Regione Veneto negli anni passati riguardo l’accordo del bacino padano sulla qualità dell’aria, o alla sfilza di proroghe al blocco dei veicoli più inquinanti messa in campo dalla scorsa amministrazione comunale, ad una mancata pianificazione della mobilità e alle poche risorse messe in campo per la riqualificazione degli edifici.
Sul piano dei rifiuti è calata negli ultimi 2 anni la produzione pro capite passando a 504kg contro una media nazionale di 525 kg; sempre sotto gli obiettivi di legge la raccolta differenziata, che si attesta, seppur con 4 punti percentuali di miglioramento ad un poco soddisfacente 54%, ancora al di sotto del 65% degli obiettivi di legge del 2012 e sotto la media nazionale. Verona sconta una mancanza di scelte coraggiose sulla gestione dei rifiuti, che in una regione virtuosa come il Veneto, ha portato città come Treviso a superare l’87%, ma anche medie città come Ferrara, Pordenone, Trento e Mantova ad attestarsi sopra l’80%, adottando il metodo del porta a porta o del porta a porta spinto. Questa sarà una delle sfide della nuova amministrazione, che dovrà porsi obiettivi ambiziosi in linea anche non il nuovo piano regionale dei rifiuti, che indica le percentuali di raccolta differenziata in Veneto al 84% entro il 2030 e la riduzione di rifiuto pro-capite a 80 kg per abitante».
Quanto alla mobilità, aggiuge Martinelli: «L’Italia è il Paese europeo con la più alta densità di automobili: 663 auto ogni mille abitanti contro 574 della Germania, 519 della Spagna e 482 della Francia. L’alto tasso di motorizzazione a Verona (63,38auto ogni 100/ab, appena di poco sotto alla media nazionale) si traduce nel ricorso all’auto privata per la stragrande maggioranza degli spostamenti anche brevi; le politiche pubbliche veronesi sul trasporto pubblico locale (TPL) non favoriscono l’uso di sistemi alternativi: 105 passeggeri trasportati annualmente dal trasporto pubblico (55 passeggeri/ab la media italiana); 26 km la percorrenza annua del trasporto pubblico (vettura/ab), i vicini di casa vicentini raggiungono i 57 Km/vettura/abitante; 0,16 mq/ab sono le isole pedonali disponibili, dato rimasto invariato dal 2008. sostanzialmente immutato rispetto agli ultimi 5 anni il numero di morti per incidenti stradali 6.36 (morti + feriti /1000 ab). Ancora scarsa la disponibilità di piste ciclabili: 11,68 m/eq/100 abitanti (Reggio Emilia 46 m/eq/100, Mantova 32 m/eq/100 ). La frammentarietà e l’incompletezza dei tratti di piste ciclabili a Verona fanno sì che sia di poco stimolo per pensare alla bicicletta come il mezzo più veloce ed efficiente per gli spostamenti casa-scuola/lavoro. D’altra parte è ormai noto che le città che hanno inteso puntare alla bici come mezzo di trasporto hanno adottato i percorsi con sede stradale propria, hanno organizzato parcheggi adeguati, hanno previsto percorsi per l’attraversamento dei quartieri collegandoli al centro storico senza interruzioni, hanno favorito l’interscambio con il trasporto pubblico locale per i tragitti medio lunghi (autobus, treni, ecc.) e hanno messo in connessione le zone di interesse culturale e turistico. Le piste ciclabili cosiddette pop-up o “covidlanes”, realizzate in emergenza pandemica che a Verona, 3,26 km realizzati, sembrano essere rimaste pressoché identiche a 2 anni fa.
Calano di poco i consumi idrici – prosegue Martinelli – passando dai 177 l/ab/anno del 2019 ai 167,2 l/ab/die (media 155,4). Sostanzialmente invariata la situazione delle perdite in rete: il 34,2% dell’acqua messa in rete che non raggiungerà mai i nostri rubinetti. Statica la gestione della depurazione dei reflui ferma all’83,6% di mezzo punto migliorata rispetto agli scorsi anni ( Verona 86esima nella classifica italiana). Quanto al verde, il dato è uguale a quello all’anno 2020 :il numero di alberi pro-capite (25 alberi/100 ab ), posizionano Verona a metà della classifica con Venezia). Nessun importante incremento delle aree verdi negli ultimi 3 anni (31,7 mq/abitante) Da sottolineare come i due maggiori parchi urbani di Verona, il parco delle mura e il parco dell’Adige attendono da oltre 15 anni un piano di gestione ambientale, indispensabile per la valorizzazione e la salvaguardia della biodiversità.
“L’edizione 2022 di EU non riporta nessun cambio di passo necessario per fare fronte alle emergenze ambientali, climatiche, energetiche e sociali si pongono su tutti i livelli, anche quello territoriale – conclude la presidente di Legambiente Verona, Chiara Martinelli. – Questa nuova amministrazione ha una importante responsabilità ed è chiamata ad allinearsi con le città vicine come Trento, Mantova o Brescia, che dalla mobilità, alla gestione dei rifiuti, all’incremento delle aree verdi, sono riuscite ad aumentare la qualità della vita dei cittadini. E’ importante velocizzare gli interventi da realizzare, che siano in controtendenza con l’immobilismo che Verona sconta da più di un decennio. Riqualificazione degli edifici, azzeramento del consumo di suolo, diffusione di impianti fotovoltaici e di comunità energetiche contro la povertà energetica, potenziamento ed elettrificazione del trasporto pubblico, migliore gestione della risorsa idrica. Attendiamo una chiara e forte presa di posizione per le politiche prossime future cittadine”