(di Giorgio Massignan) La storia dell’umanità è sempre stata caratterizzata da grandi migrazioni di popolazioni in difficoltà, costrette ad abbandonare le proprie terre per cercarne di più ospitali. Le cause sono state e sono di diversa natura: guerre, persecuzioni, violazione di diritti umani, disastri naturali o climatici e altro ancora. Nei secoli, i grandi flussi migratori hanno modificato le peculiarità sociali, economiche ed etniche dei territori occupati.
Va registrato che in Europa, negli ultimi vent’anni, il numero di stranieri è aumentato da cinque a dieci volte; si tratta di un fenomeno che andrebbe gestito razionalmente, soprattutto evitando che troppi politici europei, sconsideratamente, utilizzassero per i loro interessi elettorali il drammatico problema dell’immigrazione.
Nell’immediato, le ripercussioni riguardano il rischio di ghettizzazione dei migranti, la loro difficoltà ad integrarsi, con possibili conseguenze violente e con l’aumento della criminalità. L’integrazione di popolazioni con tradizioni e religioni diverse, non è semplice. Alla sovrappopolazione africana si contrappone il basso incremento demografico degli stati dell’EU o addirittura il calo, come il caso dell’Italia. L’arrivo di lavoratori stranieri sta coprendo la domanda di manodopera nei settori della produzione industriale e dell’agricoltura, oltre a quello relativo alla collaborazione e assistenza familiare.
Non casualmente, le zone da cui proviene il maggior numero di immigrati sono quasi le stesse che gli stati europei hanno colonizzato dall’ XI al XIX secolo; giustificando lo sfruttamento delle risorse naturali del continente africano con una presunta missione civilizzatrice, che discriminava politicamente ed economicamente le popolazioni locali.
Attualmente in Africa, per la corruzione di vari governanti, per le guerre religiose e tribali, per gli interessi di molte multinazionali e di alcuni stati europei e non, che non intendono perdere le loro tradizioni imperialiste, e per il recente cambiamento climatico, 300 milioni di africani sono costretti a vivere in uno stato di enorme difficoltà, alimentare e sanitaria.
Detto questo, ritengo sia impossibile fermare con muri, blocchi navali o altri sistemi simili, la massa di persone disperate che dal sud del mondo premono per venire da noi.
È necessario che l’UE e l’ONU intervengano per organizzare dei corridoi umanitari che dalle coste del nord Africa arrivino in alcuni hub europei, dove i diversi migranti possano essere visitati, registrati e dislocati nei vari stati dell’EU, sulla base di precise e oggettive indicazioni e necessità. Solo pianificando un intervento congiunto tra tutti gli stati europei, che preveda anche il finanziamento di progetti per lo sviluppo ecocompatibile dei paesi poveri, sarà possibile rispondere ai bisogni del terzo mondo ed evitare altri lutti.
Tornando al nostro paese ed ai numeri degli immigrati ospitati, nel rapporto tra i richiedenti asilo e i residenti dei 27 stati dell’UE, risulta che nel 2021 l’Italia era al quarto posto (45.200 richiedenti), al primo la Germania (oltre 148.000), al secondo la Francia (circa 103.800) e al terzo la Spagna (oltre 62.000). Nel rapporto tra il numero dei richiedenti accolti e quello della popolazione, il nostro paese risulta ventisettesimo.
La Germania, con 10,5 milioni è lo stato con il maggior numero di immigrati residenti; segue la Spagna con 5,4 milioni, quindi la Francia e l’Italia con 5,2 milioni.
Da segnalare che la maggior parte dei migranti arrivano per migliorare il loro tenore di vita e solo una minoranza sono rifugiati politici. Complessivamente, sono sbarcati autonomamente il 53% degli immigrati; mentre il 47% sono stati soccorsi, di questi solo il 16% da navi umanitarie. Da questi numeri non si capisce il motivo di creare contrasti a livello europeo per i pochi migranti sbarcati dalle navi ONG.
La maggior parte dei problemi che sta affrontando l’Italia, derivano dal regolamento del trattato di Dublino. Il “sistema di Dublino” fu istituito il 15 giugno 1990 e per l’Italia lo firmò il Governo Andreotti VI. Il regolamento fu adottato nel 2003 e per l’Italia lo firmò il Governo Berlusconi II. Nel giugno 2013, venne approvato, senza modificare i due precedenti regolamenti, il Dublino III, per l’Italia lo firmò il Governo Letta. Dal 2003 in poi l’Italia si è assunta l’onere di occuparsi dei migranti che arrivano nella penisola. Non si capisce il motivo per cui nessun governo, dal 2003 ad oggi, non sia intervenuto per modificare i termini di un trattato che vincolava e vincola l’Italia a ricevere e occuparsi di tutti i migranti che arrivano nella penisola. Operazioni che hanno portato al collasso i vari centri di Primo Soccorso e Accoglienza. Condizione ulteriormente aggravata dalla lentezza o addirittura dalla mancanza da parte degli altri paesi europei ad effettuare le successive ricollocazioni.
A rendere ancora più difficile la situazione è stata ed è la legge Bossi-Fini, che impedisce di entrare in Italia legalmente, obbligando alla clandestinità molti migranti, che spariscono nella penisola. L’alternativa è la richiesta d’asilo, che ha e sta portando i centri di identificazione al collasso.