(di Stefano Tenedini) La competizione tra le imprese si gioca sui grandi temi come l’energia, il costo del lavoro, l’innovazione, il digitale. Ma la sopravvivenza delle aziende dipende anche dal tagliare tutti i giorni un piccolo traguardo: perché parafrasando Al Pacino in Ogni maledetta domenica, “il totale di tutti quei centimetri fa la differenza tra vivere e morire”. Spegnere le lampadine in ufficio (un esempio virtuale) la sera non significa diventare frugali come monaci: è una mentalità, ci rende consapevoli dei consumi di energia e genera procedure per ridurli. Alla fine sono quei “centimetri” che causano o evitano una crisi aziendale.
Si è parlato anche di questo al recente Forum autunnale delle PMI di Confindustria, visto che il caro bollette preoccupa le famiglie ma anche – moltiplicato per mille – le aziende grandi e piccole, energivore o meno. Viviamo un momento difficile che però può diventare uno stimolo per diventare più efficienti e sostenibili: nel senso sia ambientale che economico, come conferma Paolo Errico, imprenditore veronese.
“Il lavoro c’è: la crisi non è negli ordini, ma in una somma di problemi, come la scarsità di materiali, il poco tempo per fare fronte alle richieste, e poi sicuramente il costo dell’energia, che sta erodendo i margini anche delle imprese che hanno mercato. Il 2022“, aggiunge, “chiuderà in equilibrio grazie a un buon inizio d’anno, ma il 2023 sarà molto difficile. Chi non cambia visione, non si evolve, non affronta le inefficienze interne, muore, anche sembra una lettura darwiniana”.
Di aziende che pian piano stavano andando a sbattere, una lampadina per volta, Paolo Errico ne ha viste tante. Vicepresidente di Confindustria Piccola Industria, delegato all’innovazione e alla transizione digitale, AD della veronese Maxfone, mette gli imprenditori davanti alla dura realtà che la salvezza viene da dentro e non puoi aspettarla dagli altri. “Vorrei che emergesse l’urgenza di affrontare le crisi senza aspettare una mano dallo Stato, dalla UE, dal sistema”, spiega. “Comincia ad aiutarti da solo, guarda alla tua azienda, scopri le aree di inefficienza, gli sprechi, il rubinetto che gocciola, e comincia da lì, dai piccoli interventi che cambiano il risultato. Perché quando suonerà la campana dell’ultimo giro sarà troppo tardi”.
Anche perché – restando agli extracosti dell’energia – le soluzioni arriveranno nel 2025 con il piano per una maggiore autosufficienza, ma i prezzi rimarranno alti. Il nostro problema è ora, come si vede dal calo dell’indice di fiducia delle imprese. Oggi lo scenario ci anticipa che il treno dell’energia a basso costo è partito e non tornerà più, con bollette che saliranno anche di quattro volte rispetto a un anno fa. Rendere più efficienti i consumi e quindi i costi delle imprese non è una mission impossible, ma bisogna iniziare a farlo subito. Altrimenti si rischia di installare macchinari innovativi nella logica di Industria 4.0 (ricevendone i contributi) ma senza nemmeno leggere la massa di dati che serve a rendere efficiente la produzione.
“L’analisi dei consumi è capillare, scende nel dettaglio di ogni macchina, tipo di lavorazione, orari. I dati ti dimostrano che se l’azienda lavora a ciclo continuo e fai andare una macchina nel weekend, risparmi moltissimo rispetto ai giorni feriali”, spiega Errico con un esempio fra mille. “La stessa cosa vale per l’utilizzo dell’acqua, che costerà sempre di più anche se tendiamo a ignorarla, ma anche per l’illuminazione, il riscaldamento, gli utensili ad aria compressa, perfino gli acquisti. Se solo cominciassimo a tenere d’occhio questi dati risparmieremmo anche il 20%, con un vantaggio per i conti ma anche per l’ambiente. Chi ha fatto scelte sostenibili in anticipo sui tempi ne sta raccogliendo i risultati oggi, a medio-lungo termine”.
Per confermare l’importanza di partire dalla lettura dei dati, Errico racconta di aver seguito con Maxfone un’azienda che ha fatto propria questa visione con ottimi risultati. Marmi Corradini Group è da oltre 50 anni un’azienda leader del distretto veronese, attivo nella lavorazione delle pietre naturali e nella produzione di lastre, marmette e lavorati. La società ha seguito il percorso di certificazione di sostenibilità e ha innovato impianti e macchinari in grado di fornire indicazioni e dati sul processo.
Ma questi dati restavano disaggregati sia tra loro che con il sistema gestionale, fino a che l’aumento delle materie prime e dell’energia ha spinto a raccogliere in una piattaforma tutti i dati per recuperare efficienza. Significa sapere quando attivare i processi più energivori, quanta acqua sta consumando una lavorazione, quanto materiale abrasivo si utilizza… e predisporre un listino dinamico che quantifichi tutte le componenti di costo in tempo reale.
Senza contare che ormai anche le banche premiano le aziende certificate per la sostenibilità ambientale, sociale e di governance (gli obiettivi ESG): se non risulti adeguato e in linea con le attese il finanziamento lo paghi di più. Inoltre le aziende collegate a una filiera come fornitrici dei grandi gruppi – pensiamo ai colossi dell’automotive – non possono ignorare temi che impattano su tutti i processi interni: se non si allineano alle normative rischiano di essere messe alla porta per non conformità.
Insomma, comunque la si giri l’analisi dei dati e dei consumi – attivando i processi digitali – è il primo passo per spendere meno, garantire la continuità all’impresa, conoscere e governare i cambiamenti per non farsene travolgere. Lo ha sottolineato anche Confindustria PMI: in questo contesto ci sono crisi ma anche opportunità, come la leva del PNRR per spingere la transizione sia digitale che sostenibile, considerato che energia e credito sono le sfide più importanti con cui le imprese si misurano.