La rete distributiva dei carburanti italiani – 22mila impianti – è pronta a fare la sua parte nella transizione ecologica del trasporto. E’ quanto emerso dalla prima giornata della 17esima edizione di Oil&nonOil, la tre giorni dedicata al futuro della filiera distributiva dei carburanti e della mobilità sostenibile. Sono 116 gli espositori provenienti da tutta Italia, contro i 56 della scorsa edizione, per un appuntamento che vede affiancati esposizione fieristica e dibattito collettivo tra tutti i settori facenti parte della filiera: 25 i convegni e i workshop in programma, 9 le startup che partecipano alla prima edizione di Oil&nonOil Innovation Village.
Il prossimi equilibrio non deve poggiare esclusivamente sull’elettrificazione, ma alla varietà di tecnologie possibili nella nuova mobilità. Il richiamo è al principio della neutralità tecnologica, che si traduce in una giusta valorizzazione dei biocarburanti avanzati e degli e-fuel che possono giocare un ruolo importante nella decarbonizzazione del trasporto leggero: verso di essi il settore mantiene alta la sua attenzione, mentre segnali di apertura per il loro possibile impiego oltre il 2035 arrivano anche dall’Unione europea. Il settore valuta con interesse, oltre all’elettrico, anche le possibilità offerte dalla sperimentazione dell’idrogeno verde. Una prospettiva che oggi vedrebbe un prezzo alla produzione ancora troppo alto, ma destinato a scendere nel tempo se la ricerca proseguirà in questa direzione, valorizzando lo studio di soluzioni ecosostenibili basate sull’impiego dell’idrogeno.
Il mondo della produzione dei carburanti, d’altronde, non è nuovo all’innovazione, ma da decenni è impegnato in un processo di evoluzione qualitativa. Iniziava già negli anni ’80, con l’avvento della benzina senza piombo, proseguendo con la sperimentazione sui biocarburanti, prodotti da componenti non fossili e oggi realtà consolidata, mentre si sta avviando la sperimentazione sui carburanti liquidi, derivati da fonti quali i rifiuti e la CO2. Il cambiamento, insomma, è già in atto, ma d’ora in avanti deve poggiare su strategie che siano riflesso di una visione integrata, frutto di un equilibrio tra istanze ambientali e di competitività economica europea.
Le associazioni mettono a disposizione di questo percorso la rete distributiva dei carburanti, infrastruttura strategica e vero ponte della transizione, che in Italia conta più di 22mila impianti e impiega circa 24mila addetti (dati Istat). Reduce da anni di profondi cambiamenti, legati anche a una decisa azione di contrasto al fenomeno delle frodi, oggi la rete distributiva porta con sé l’esigenza di riforma del suo attuale assetto, da realizzarsi attraverso una riorganizzazione della stessa che sia funzionale a razionalizzarla e a renderla congrua alla sua riconversione verso la mobilità sostenibile.
Le stazioni di servizio saranno sempre più veri e propri hub energetici, in grado di erogare servizi di qualità con impatti ambientali sempre più ridotti e il crescente utilizzo di tecnologie digitali, intelligenza artificiale, gestione smart dei dati.
L’edizione 2022 ospiterà infine il primo Oil&nonOil Innovation Village, un’area tematica dedicata alle startup e all’innovazione dove troveranno spazio nove aziende innovative selezionate tramite un bando. Nel corso della fiera presenteranno le loro proposte al pubblico e a una giuria tecnica. Quest’ultima, sulla base del live pitch di presentazione e dei documenti inviati in fase di candidatura, decreterà la startup vincitrice di Oil&nonOil Innovation Village Award, proclamata nel corso dell’evento finale.
«Veronafiere rappresenta un hub per l’economia reale del Paese – dichiara Federico Bricolo, presidente di Veronafiere SpA –, con l’ambizione di contribuire a costruire una visione del futuro nei comparti strategici quale quello dei carburanti. Oil&nonOil è l’evento ideale per mettere in connessione operatori del settore e i decisori, confermando la capacità di Veronafiere di essere protagonista dei mercati di riferimento. L’indirizzo operativo del consiglio di amministrazione è quello di dare valore crescente alla partecipazione in fiera per le aziende clienti. L’industria fieristica è un asset strategico del paese che genera 22,5 miliardi di euro l’anno di produzione. Non solo: per le aziende che hanno utilizzato le fiere nelle loro politiche commerciali, ha prodotto nel periodo 2012-2019 un ritorno di 12,6 punti di crescita cumulata in più delle vendite e 0,7 punti in più di Ebitda rispetto a chi non ha partecipato e dalle fiere internazionali si genera il 50% dell’export italiano. Dati che confermano come lo strumento fiera, integrato con alcuni servizi digitali, sia fondamentale ancora oggi per competere sui mercati».