Dall’inizio dell’anno sono decine i rappresentanti delle forze armate e delle forze dell’ordine che si sono tolti la vita a causa dello stress generato dal servizio. Una malattia sottile che attraversa questure, caserme, distaccamenti in tutta Italia e che rende palese la vulnerabilità di persone cui affidiamo ogni giorno la nostra sicurezza. In Patria come all’estero. Il fenomeno sta crescendo nei numeri a causa anche dell’innalzamento dell’età media del personale e del logoramento dovuto a turni di lavoro sempre più massacranti; le misure di contrasto messe in atto dai comandi – psicologi militari o delle forze dell’ordine all’interno dell’arma o corpo di appartenenza – non sembrano risultano sufficienti a causa della ritrosia del personale nel raccontare il proprio disagio a medici militari, generalmente in una posizione gerarchica superiore, anche per paura di vedere rallentato il proprio percorso professionale.
Per contrastare questo fenomeno e per permettere ai militari di poter accedere a servizi medici specialistici senza mettere a rischio la carriera, il primo sindacato autorizzato dalla recente legge sull’ordinamento militare S.i.a.m.oEsercito (Sindacato italiano autonomo militare organizzato), ha chiamato a raccolta diversi professionisti in un convegno (“Burnout, mobbing e stress da lavoro: l’urlo silenzioso del personale in uniforme”) aperto alla cittadinanza che si terrà all’Hotel Palace, giovedì 24 novembre con inizio alle ore 17,30. Parteciperanno la drssa Alessandra D’Alessio (psicologa, responsabile del Dipartimento psicologia Militare del Nuovo Sindacato Carabinieri); Angelo Jannone, già colonnello dei Carabinieri e oggi docente di criminologia; lo studio legale Tirozzi&Tirozzi; Daniele Lepore, segretario generale di S.i.a.m.oEsercito; Eliseo Taverna, segretario generale del sindacato della Guardia di Finanza; Silvano Filippi, segretario generale del Siulp e Gianfranco Parisi, consigliere provinciale del sindacato Siap.