(di Bulldog) Verona deve iniziare a porsi delle domande su AGSM AIM. Lo debbono fare in primis i cittadini che sono di fatto azionisti e, in larghissima parte, clienti di Agsm. Ne sono anche i beneficiari in termini di indotto che l’ex municipalizzata realizza nella nostra città e provincia e in termini di dividendi che Agsm gira al Comune di Verona coi quali vengono finanziate moltissime cose che altrimenti non verrebbero fatte. Banalmente, leggetevi sul sito aziendale il bilancio sociale di Agsm e vedrete nel dettaglio quanto pesa per Verona.
Agsm invece è nelle cronache soltanto per gli scazzi fra gli azionisti, fra gli azionisti e il management, fra gli azionisti, i manager e le lobby che da sempre vorrebbero il business miliardario dell’ex municipalizzata passare dalle mani pubbliche a quelle private avendo ben a mente cosa si può fare con una realtà del genere che sa produrre energia da fonti rinnovabili (è stata la prima in Italia in più settori oggi di gran moda: dal fotovoltaico all’eolico); sa gestire impianti e reti; ha un rapporto con centinaia di migliaia di clienti in Italia.
Agsm è una magnifica preda. Piace a tanti. Soprattutto privati. Che vedono nel know how acquisito in 100 anni e più di storia e lavoro (nella foto, la sede del 1888) un bagaglio incredibile che potrebbe rendere molto di più di quello che oggi non fa. Ma ogni “magnifica preda” ha un suo prezzo e quel prezzo scende di molto se il lavoro, le competenze, i risultati economici vengono in qualche modo coperti dalle polemiche politiche. Se si lavora per un downgrade di credibilità.
Cosa potrebbe fare oggi Agsm Aim in un contesto di nascenti comunità energetiche, di necessità di più energia da rinnovabili, di nuove tecnologie che l’industria offre? Pensate al fotovoltaico e ai tetti delle imprese ma anche delle case di Verona: quanto potrebbero produrre? Ferroli oggi ha annunciato che cerca un distributore di gas per sviluppare il settore delle caldaie 100% idrogeno. Ferroli è a San Bonifacio, mica sulla Luna. Una sinergia non sarebbe impossibile.
Pensate alla giga factory di Elon Musk in Germania per le batterie elettriche. Tesla è numero uno nella produzione di tegole fotovoltaiche che, guarda caso, sono ideali per contesti urbani dal ricco patrimonio storico e culturale. Sarebbe utopia convincere Tesla a lavorare qui per produrre e vendere un prodotto che supererebbe i vincoli delle Belle arti e darebbe più energia, a costi limitati, e abbatterebbe la Co2 nelle nostre città?
Tante cose si potrebbero fare, e si dovrebbero fare. Tranne una. Minare l’autorevolezza di un’impresa che potrebbe anche sfidare stand-alone il mercato. Perché ha un know how che pochi in Italia hanno.
E’ dallo scandalo di Cà del Bue (che ci impedisce di mettere a profitto la raccolta dei rifiuti urbani in virtù di una politica debolissima, incapace di spiegarne le potenzialità a piccole comunità Nimby della cintura urbana scaligera) che Agsm viene tenuta col freno a mano tirato. E quindi è legittimo chiederci cui prodest: chi ci guadagna dalla nostra municipalizzata azzoppata?
Si vuole far fare ad Agsm la stessa fine del Catullo? Se sì, perché? Con quali progetti? Con quali sviluppi? Con quali guadagni per gli azionisti-cittadini veronesi?