E’ nata ieri in Veneto la seconda aggregazione territoriale di Confindustria per dimensioni e peso economico, seconda solo ad Assolombarda: è Confindustria Veneto Est – Area Metropolitana Venezia Padova Rovigo Treviso. Raggruppa 5.000 imprese e 270.000 lavoratori, rappresenta un Pil aggregato di 86 miliardi di euro, pari al 54,1% del valore aggiunto dell’intera regione e al 5,4% di quello nazionale, esporta per 32,5 miliardi in valore, il 46% dell’esportazione del Veneto e il 6,35 di quella italiana. Copre un’area di 2,9 milioni di abitanti e contribuisce all’attivo commerciale nazionale è di 7 miliardi. L’operazione confindustriale era già stata annunciata il mese scorso e ieri a Padova ha avuto l’ufficialità.
Si concretizza così un’altra operazione che sposta nel triangolo Padova, Venezia e Treviso il baricentro economico e politico della regione. Un’operazione importante e intelligente da parte dei soggetti che l’hanno realizzata, che però consolida l’egemonia del Vento orientale che s’è andata affermandosi negli ultimi anni. A discapito di Verona.
Va da sé che se l’aggregazione delle quattro province di Venezia Padova Rovigo Treviso ha un Pil del 54,1% e il 46% delle esportazioni significa che il resto della regione rappresenta Pil per il 53,9% ed esportazioni per il 54%.
Sorge allora spontanea una domanda: che cosa pensa di fare Confindustria veronese a fronte di questa operazione? Ritiene di continuare a stare a guardare la marginalizzazione del nostro territorio o di prendere delle iniziative per controbilanciare il potere del Veneto orientale? A giudicare dall’atteggiamento tenuto nella vicenda dell’Aeroporto di Verona e di Brescia, lasciato in mano ad una società di Venezia, naturale concorrente del nostro scalo, parrebbe proprio che a Confindustria veronese le cose stiano bene così.