In Italia solo il 31% degli over65 si è fatto la vaccinazione anti-influenzale. Soni i risultati di un sondaggio Ipsos condotta fra il 14 ottobre e il 15 novembre. L’obiettivo minimo fissato dal ministero della Salute sarebbe del 75% per le fasce target, fra le quali i pazienti a rischio dei quali il 23% non s’è ancora vaccinato.
Le polemiche che si sono scatenate attorno alla vaccinazione per il Covid potrebbero aver una qualche parte anche in questo rallentamento di quelle contro l’influenza. Ma si tratta di cose ben diverse. Oltretutto, com’è già stato detto, l’influenza di quest’anno è molto più ‘cattiva’ di quella delle scorse stagioni. Addirittura nei due anni di pandemia il virus influenzale era quasi scomparso, battuto dalle mascherine e dal distanziamento. Ora però è tornato. Dai danni che aveva fatto nell’emisfero australe da cui proviene s’era subito capito che è temibile. La conferma s’è avuta da chi ne è già stato colpito a casa nostra: febbre alta, anche oltre il 39° negli adullti, mal di testa, tosse stizzosa, dolori articolari e malessere che si protrae per più giorni. Il vaccino, oltre alle solite misure igieniche, compresa la mascherina nei luoghi affollati, è l’unico modo per prevenire l’influenza di quest’annoi.
Il picco epidemico d è atteso per la seconda metà/fine dicembre. C’è quindi ancora tempo per vaccinarsi contro l’influenza, ma è meglio bene subito perché perché sia efficace devono passare circa 15 giorni. Lo dice anche Fabrizio Pregliasco, professore associato di Igiene Generale e Applicata, Università di Milano.
“La vaccinazione antinfluenzale è raccomandata per tutte le persone dai 60 anni in poi indipendentemente dalla presenza o meno di condizioni di cronicità, poiché l’avanzare dell’età è in sé un fattore di maggior suscettibilità alle infezioni”, raccomanda Pregliasco. “Al di sotto di questa soglia d’età è bene che si vaccini chi soffre di malattie croniche, anche non di natura respiratoria, poiché è dimostrato che va in contro a un rischio maggiore di forme gravi d’influenza.”