La linea adottata dal governo per allargare l’uso del contante è ampiamente condivisibile. Favorisce la libertà dei cittadini negli scambi economici e in ultima analisi la loro libertà, e li protegge anche dal taglieggiamento da parte delle banche cui è sottoposta ogni transazione elettronica.
L’innalzamento del tetto del contante nelle compravendite a 5 mila euro e a 60 euro quello dell’obbligo dell’utilizzo del Pos sono due provvedimenti che ci volevano.
Il tutto, per diventare legge, dev’essere approvato con la manovra finanziaria ora alla discussione alle Camere. Manca però una modifica, che segnaliamo ai deputati e ai senatori che ci rappresentano in Parlamento. Perché la volontà indicata dal governo sia pienamente operativa devono presentare un emendamento all’articolo della manovra che sancisce l’innalzamento del tetto del contante a 5 mila euro. Nel testo che è arrivato alla discussione delle Camere manca la norma che annulla l’obbligo di pagare solo con strumenti tracciabili, cioè con bancomat, carta di credito o assegno ( gli assegni esistono ancora!) per poter detrarre la spesa sostenuta, laddove la d’estrazione è possibile. Ai nostri parlamentari non sfuggirà che se questa non dev’essere essere cancellata con un emendamento ad hoc, vanificherebbe di fatto l’innalzamento del tetto del contante previsto nella manovra.
Prendiamo, per esempio, le spese sanitarie. Sono detraibili con la denuncia dei redditi. Se uno va a farsi una visita privatamente e spende, poniamo, 200 euro, li può detrarre solo che pagati in maniera tacciabile, cioè con bancomat, carta di credito o assegno. Se li paga in contanti perde il diritto alla detraibilità. Questa la norma in vigore voluta dalla sinistra dei governi precedenti. Non solo è ingiusta, perché se uno si rivolge alla sanità privata lo fa perché i tempi di quella pubblica sono troppo lunghi, ma contrasta con l’indirizzo del governo di facilitare l’uso del contante. Perciò è necessario l’emendamento che suggeriamo ai nostri rappresentanti a Roma.