Ieri a Marghera una donna bengalese di 29 anni che indossava il niqab, il velo che copre tutta la faccia lasciando scoperti solo gli occhi è stata aggredita, pare da 3 donne, a pugni e calci e le è stato strappato il velo. La vittima dell’aggressione, moglie di un imam -una via di mezzo fra un prete e un saggio musulmano-, ha subito lesioni guaribili in 5 giorni ed ha sporto denuncia ai Carabinieri.
Anche questo, come altri episodi accaduti recentemente, vedi il raid avvenuto martedì scorso a Verona, rivelano che in Italia sta montando una pericolosa tensione etnica che di tanto in tanto sfocia in intollerabili episodi di violenza.
L’aggressione alla signora bengalese col niqab è un atto di intolleranza etnica. Ma soprattutto di stupidità. Se la logica aberrante di chi l’ha agredita è di affermare l’avversione al niqab, che senso ha prendersela con quella che è una vittima di questo uso vergognoso e incivile? Fintantoché in Italia le leggi lo permettono, la moglie dell’imam è libera -si fa per dire- di andare in giro con il viso coperto. E fintantoché le leggi italiane glielo permetteranno il marito di questa signora, come quelli di molte altre donne musulmane, continuerà a imporre il niqab, di cui esse sono le prime vittime.
Il niqab è una violenza, non si discute. Ma combattere una violenza con un’altra violenza, per di più indirizzata contro la vittima, è un atto estremamente idiota.
Piuttosto, chi ritiene che l’uso di quell’indumento incivile non sia accettabile nel nostro paese, deve creare un grande movimento di opinione per farlo vietare. Adesso abbiamo un governo di destra-centro. Che cosa si aspetta a vietarlo per legge? Poco importa che le donne che lo indossano, come quelle che indossano il velo, affermino di farlo volontariamente. E’ l’effetto del condizionamento culturale nel quale sono cresciute, oltre a quello delle loro famiglie e dei coniugi. Il caso di Saman, la giovane pakistana assassinata dai suoi famigliari per aver abbracciato i nostri costumi non ha insegnato niente?