(di Paolo Danieli) Il Comune di Verona ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario contro gli autori del raid squadristico messo in atto contro i tifosi marocchini il 6 dicembre scorso. Niente da eccepire. Quando si tratta di difendere la legalità dalla violenza, da qualunque parte essa provenga, è legittimo che un’istituzione come il Comune diventi parte in causa. Ma come cittadini veronesi amanti della sicurezza e della giustizia avremmo voluto che la stessa solerzia l’amministrazione Tommasi l’avesse dimostrata in occasione dell’altro fatto di violenza avvenuto in piazza Viviani sabato scorso ai danni di un giovane lavoratore ad opera di una banda di magrebini. Un’aggressione ancora più grave perché gratuita, perpetrata in 7 contro uno con cattiveria e con conseguenze fisiche per la vittima.
Sarebbe interessante sapere il metro con il quale il Comune di Verona non ha deciso di costituirsi come parte civile nel procedimento giudiziario contro gli autori di questo ennesimo episodio di violenza che avviene in centro. Tanto più che, a ben vedere, ha una valenza di una pericolosità sociale uguale o forse ancora maggiore rispetto al raid. Infatti mentre l’azione squadristica contro i tifosi marocchini è legata ad un evento ben preciso, il pestaggio del giovane cameriere veronese è qualcosa di ripetibile che mette in pericolo la sicurezza di chiunque frequenti il centro della città, non solo di chi ci lavora, ma anche dei passanti e dei turisti, e che può avere conseguenze pesanti sull’economia del centro storico.
Si tratta di due fatti entrambi gravi che riguardano la sicurezza dei cittadini di fronte ai quali l’uso di due pesi e due misura da parte del Comune lascia molto perplessi.