Sono dieci le classi che questa mattina hanno compiuto uno sciopero nella sede del Cangrande del Liceo Montanari. Gli studenti e le studentesse sono entrati nelle aule muniti di termometri ed avendo queste una temperatura inferiore a 18 gradi, ossia il minimo stabilito nella norma D.Lgs. 81/08, si sono rifiutati di seguire le lezioni. L’iniziativa dello sciopero compete alla classe terza BES, che ha diffuso un comunicato stampa apposito tra gli organi studenteschi dell’istituto.
Non si tratta di un episodio presentatosi per la prima volta al liceo Montanari: lo scorso febbraio la stessa classe terza BES è rimasta fuori dall’aula durante un’intera mattinata per denunciare le temperature non conformi al relativo decreto legge. Nonostante il problema si fosse presentato a inizio dicembre e sia i professori che i rappresentanti di istituto, dei genitori, e il preside lo sapessero a febbraio che si avevano 9 gradi nell’aula.
“Quest’anno sembra essere iniziato proprio come lo scorso, ma non siamo più disposti ad aspettare tre mesi prima di mobilitarci, l’inverno è lungo” dichiara Chiara Del Pozzo, rappresentante della terza bes.
Ad appoggiare senza indugio l’iniziativa studentesca è stato il collettivo autoformatosi nell’istituto Monatanari un anno fa, ad oggi ancora non riconosciuto. “I termosifoni vengono tenuti accesi solo per le prime due ore, le restanti quattro siamo al gelo, per non parlare dei buchi nei muri e degli infissi delle finestre che provocano una dispersione termica enorme. Una delle scelte che non possiamo in alcun modo condividere è la decisione presa dalla presidenza, in nessun modo comunicata e discussa con noi studenti e studentesse, di scambiare le classi del nostro istituto del Cangrande in via Carlo Alberto 7, con la succursale del liceo Galilei” afferma Sofy Salvero , a nome dello stesso collettivo.
Anche la Rete degli Studenti Medi di Verona promuove e prende parte allo sciopero “Una simile mobilitazione per il freddo apre un dibattito pubblico essenziale per gli studenti. Studiamo in edifici dove non avvengono manutenzioni da 50 anni e non è una novità la presenza di soffitti pericolanti o di aule allagate.
Eppure si continuano a tagliare i fondi all’istruzione, relegando da fanalino di coda della spesa pubblica. Come può una simile struttura formare noi studenti?” dichiara Enrico Todesco della Rete degli studenti medi di Verona.
“La situazione non può essere quella di scambiare gli studenti e le studentesse dal freddo al caldo e viceversa, senza però effettivamente risolvere il problema a livello strutturale Ci chiediamo dove siano e come si pongano la provincia e l’Assessora Regionale Donazzan ora che il tema del diritto allo studio diventa centrale, in necessità di interventi strutturali immediati” conclude Enrico.