(di Paolo Danieli) Non è una bella cosa la marcia indietro del governo sul Pos. Il limite dei 60 euro sotto il quale il commerciante non ha l’obbligo di accettare il pagamento elettronico era più che ragionevole. Al limite anche qualcosa di meno, ma sarebbe stato un segnale importante per dimostrare l’indipendenza dell’esecutivo dalle banche. E invece ha dovuto cedere alle pressioni dell’Europa, longa manus del potere finanziario. E questo, per noi comuni mortali che speravamo che finalmente il governo di destra-centro fosse capace di affrancarsene, non è un bell’inizio.
Sono solo due mesi che il governo è in carica. D’accordo, miracoli non ne fa nessuno. Ma non essere riusciti a resistere alle pressioni su una cosina facile-facile come quella del Pos è preoccupante. E non tanto perché la si dà vinta alla sinistra, ma perché è un cedimento su un fronte qualificante.
E non è solo un fatto simbolico.
Obbligare i commercianti a pagare la commissione alle banche anche per cifre esigue come il pagamento di un caffè, significa spingere ulteriormente l’inflazione. E’ inevitabile che il venditore si rifaccia poi sul prezzo in quanto il suo margine di guadagno viene ridotto. Ma questo non sempre può avvenire, come nel caso dei valori bollati o per altri generi. Il pagamento della commissione bancaria diventa quindi una forma di taglieggiamento.
Allora, pensa qualcuno, che vengano abolite le commissioni! Impossibile. Lo ha spiegato la Meloni in persona: quello fra banca e cliente è un rapporto privato e lo stato non ha modo di intervenire.
Resta allora un’unica strada per ammortizzare gli effetti della commissione: il credito d’imposta. Il che significa che il commerciante potrà scalare dalle tasse la quota corrispondente alla commissione bancaria pagata per permettere al cliente il pagamento col Pos. Ma questo aggiunge ingiustizia a ingiustizia, danno a danno. Della serie, come diciamo noi veneti, ‘pezo el tacon del buso’! Infatti se il commerciante potrà scalare dalle tasse la somma delle commissioni pagate alle banche per permettere i pagamenti elettronici ai suoi clienti significa che se ne dovrà far carico lo stato, cioè tutti noi. Cioè se il signor Rossi per sua comodità paga il caffè con il Pos, la commissione gliela paghiamo tutti noi. E questo non solo non è giusto, ma è eticamente inaccettabile.