Dei 35 miliardi della finanziaria alla sanità è destinata ben poca cosa. Non è servita la lezione della pandemia e come tutti i governi che si sono fin qui succeduti alla guida del paese anche quello della Meloni non fa eccezione e riserva solo le briciole al SSN che è già sotto-finanziato. A parziale discolpa dell’esecutivo solo il fatto che la manovra di bilancio è stata fatta a tempo di record per non scivolare nell’esercizio provvisorio. Ma la sensazione è che la politica sia tornata a relegare in secondo piano la sanità.

Le falle del SSN sono evidenti a tutti e i 2 mld destinati al Fondo sanitario nazionale servono in gran parte a pagare le bollette, non a intervenire sulle criticità.Tutti i sindacati medici sono delusi e protestano mettendo in evidenza che in questo modo la sanità pubblica è destinata a saltare.

Destinare alla salute degli italiani solo il 6,5% del Pil con una tendenza che nel giro di 3 anni porterà questo rapporto al 6%, mentre nella media europea è molto più alto, significa affossare di fatto il sistema universalista che garantisce a tutti di essere curati gratis.

Senza destinare risorse alla sanità continueranno a mancare i medici negli ospedali, le liste d’attesa sono destinate ad allungarsi e la gente per curarsi si rivolgerà al privato sempre di più, come già sta accadendo. Le famiglie italiane hanno speso per curarsi privatamente 60 mld, e ciò provoca un impoverimento.

Non è una situazione facile quella in cui il governo s’è dovuto impegnare per la manovra finanziaria. E per di più in tempi strettissimi, tanto che l’opposizione era convinta che non ce la facesse nemmeno. E miracoli non ne fa nessuno. Però ci si aspettava maggior attenzione per un settore del quale, dopo quel che è successo nel 2020 e nel 2021, non è più possibile ignorare l’importanza vitale e per una categoria, quella del personale sanitario, che dopo essere stata osannata nel momento del bisogno adesso viene di fatto dimenticata.