(Di Gianni Schicchi) Nella basilica di San Zeno, per le festività natalizie, è ormai diventata una vera tradizione, che si è consolidata nel tempo. Si tratta della perfetta riproduzione fotografica (anche nelle misure reali) di un celebre dipinto, che ogni anno trova spazio tra la statua sorridente del Patrono e l’ambone del presbiterio. La magistrale foto è opera del fotografo veronese Franco Lucillini, che periodicamente la deposita poi nella basilica durante le festività natalizie. I fedeli hanno così la possibilità di ammirare, nella sua dimensione originale e nella precisa illuminazione, un capolavoro proveniente dalla letteratura europea di ogni tempo.
Naturalmente l’argomento ispiratore è il Natale, così dopo i celebri presepi ritratti da Lucillini, di La Tour, Giotto, Leonardo, Ghirlandaio, Murillo, Lotto, quest’anno è la volta di uno dei più importanti pittori rinascimentali della scuola parmigiana: Antonio Allegri detto il Correggio. Il dipinto ritrae una delle sue Madonne più famose, quella in adorazione di Gesù proveniente dagli Uffizi di Firenze. L’origine di questo dipinto (1518-19) non è noto, ma certamente a quei tempi doveva essere considerato uno dei capolavori del pittore, se Ferdinando Gonzaga lo scelse per farne dono al granduca Cosimo II dei Medici.
L’opera giunse agli Uffizi nel 1617 e fu collocata in tribuna ove vi rimase fino al 1848. Nella celebre veduta della Tribuna degli Uffizi (1772) del pittore inglese Johann Zoffany, occupava allora un posto di riguardo accanto alla Madonna della seggiola di Raffaello. L’iconografia del quadro deriva dalla visione della nascita di Gesù che Santa Brigida di Svezia ebbe a Betlemme nel 1372. Nelle sue Rivelazioni la santa racconta che “La Vergine si tolse i calzari…si inginocchiò in atteggiamento orante, le mani protese in avanti e d’un tratto in un istante mise al mondo suo Figlio. Sul suolo all’improvviso comparve il neonato e da lui si irradiò una luce ineffabile. Quando Maria sentì di aver generato il Bambino, lo salutò con queste parole – Sii il benvenuto o mio Dio Signore e mio Figlio”.
Nell’atmosfera chiara e rarefatta dell’alba, una bella e dolce Madonna si inginocchia di fronte a Gesù appena nato, contemplandolo con tenerezza. Il Bimbo ricambia lo sguardo della madre allungando la manina nel tentativo, tipicamente infantile, di afferrarle la veste. Il loro intimo legame è sottolineato dall’invenzione di adagiare il neonato sopra un lembo del manto materno. Con pochi semplici gesti Correggio riesce magistralmente a comunicare così allo spettatore il tenero scambio di affetto tra Maria e suo Figlio.
Le fotografie di Franco Lucillini sono degli autentici capolavori, di espressione, di luce, forti di un’animazione interiore davvero particolare. Lui racconta sempre di essere attirato per le sue foto, dal mondo dei poveri, della quotidianità, della difficoltà di vivere, dell’originalità totale dell’anima. “Se non colgo questo messaggio, un’immagine non mi appaga”. La grazia della fotografia, insomma.
Nel 1969 ha fondato in via dell’Artigianato (Zai) la Colorlux, un’azienda che si occupa di immagini a tutto tondo, lavorando per le più grandi riviste di moda del mondo (Vogue, Condé Nast, Sport e Computer Bild), per inserzioni, cataloghi, siti web, applicazioni per smartphone, fotolito per la stampa in quadricromia: qualcosa come 250 mila foto commerciali l’anno, destinate al grande pubblico dei mass media.
Ora da pensionato e a titolo amatoriale, gira il mondo fotografando le popolazioni di Papua, Nuova Guinea, Vietnam, Laos, Birmania, Tailandia. Ma anche chiese e musei, “dove mi lasciano entrare con la mia Nikon D850”, per immortalare capolavori di Leonardo, Giotto, Van Gogh e ricavarne copie perfette con una tridimensionalità che le rende più realistiche degli originali.