(di Bulldog) Ci siamo, si chiude il drammatico 2022 della politica scaligera e si apre un 2023 all’insegna di un primo appuntamento elettorale già nelle prossime settimane dove si capirà se il centrodestra scaligero stia iniziando a guardare al futuro oppure se, continuando a litigare sul proprio ombelico, non regalerà al centrosinistra anche i Palazzi Scaligeri dopo Palazzo Barbieri.
Il 29 gennaio si vota il successore di Manuel Scalzotto (Lega) alla guida della Provincia. Non è un mistero che Fratelli d’Italia e Lega vorrebbero portare a casa anche il prossimo presidente, ma la vittoria di Damiano Tommasi a Verona, comune capoluogo più popoloso del nostro territorio, mette praticamente in parità i voti dei “grandi elettori”. Per vincere, dunque, bisogna passare da Flavio Tosi e dagli amministratori di Forza Italia. Saranno pochi e marginali, per carità, ma sembrano indispensabili. Mai come ora i “voti si pesano e non si contano” soltanto. Bisogna dunque trattare con l’ex sindaco oggi parlamentare azzurro e, de facto, leader dei berluscones da queste parti e quindi si capirà velocemente se la ruggine che si è accumulata nel giugno scorso è stata rimossa oppure se l’odio Tosi-Sboarina continuerà a condizionare la politica cittadina con grande gioia per la sinistra scaligera.
Proviamo allora a fare un quadro di quello che succederà nella politica veronese nei prossimi mesi; cosa combineranno i partiti e quali saranno i personaggi che potranno incidere.
Intanto anche nel 2023 si voterà: in ballo ci sono sette amministrazioni, sei per scadenza naturale e una anticipata (Ferrara di Monte Baldo, appena 259 abitanti, a seguito delle dimissioni della sindaca Serena Cubico). Due sindaci non potranno venir ricandidati: sono Gianluigi Mazzi a Sona e Antonello Panuccio a Castel d’Azzano. Coinvolti nel voto 91mila veronesi, il 10% della popolazione complessiva. A Villafranca e Bussolengo, i due Comuni più importanti di questa tornata e veri test politici, logica vorrebbe la riconferma dei sindaci uscenti (in realtà qualche ex vorrebbe rientrare…) mentre a Sona la maggioranza attuale composta da civiche dovrebbe proporre un proprio candidato cercando di far valere i positivi risultati dell’esperienza amministrativa e cercando di coinvolgere i partiti su questa soluzione di continuità.
Un tavolo fra i partiti – a destra come a sinistra – per esaminare la prossima campagna amministrativa e fissare i candidati-sindaci però ancora non c’è.
Diamo un’occhiata alle due coalizioni nel capoluogo. Va detto che soltanto la Lega ha avuto il coraggio e la forza di parlare coi propri iscritti e di rinnovare nel recente congresso la propria classe dirigente affidandosi a Paolo Borchia. Il partito di Matteo Salvini si è ricompattato proprio sull’asse governativo puntando a far pesare in città le opportunità offerte dall’essere al governo e in un ministero strategico come quello delle Infrastrutture. Dovrebbe proseguire anche la politica di allargamento del partito a nuove figure così come fatto dal precedente segretario Nicolò Zavarise.
Forza Italia. Alberto Bozza, due anni fa; Flavio Tosi quest’anno. Un partito praticamente scomparso ha trovato una nuova spina dorsale in grado di fare politica e di presentare una proposta ad un elettorato in verità diventato più vecchio e un po’ stanco, sempre più attratto dagli altri partiti del centrodestra. Tosi dovrà dire se il suo orizzonte politico è cambiato per davvero: se intende giocare la partita nazionale, come rango e incarico vogliono, o se immagina di ripresentarsi nuovamente come candidato sindaco nel 2027. E’ vero che mancano quattro anni, ma è questo il tema dei temi per il centrodestra: costruire una nuova classe dirigente, puntando su un giovane o una giovane di valore, oppure riproporre il film già visto negli ultimi dieci anni e già bocciato dagli elettori.
Questa classe dirigente “in potenza” in realtà ci sarebbe, ma resterà alla finestra finchè questo nodo non verrà in qualche modo sciolto. Il rischio di un mancato ricambio di qualità è – nei fatti – il vero pericolo di questo centrodestra.
Parte della soluzione di quanto sopra sta in Fratelli d’Italia dove la promozione di Ciro Maschio alla Presidenza della Commissione Giustizia della Camera (incarico strategico e delicatissimo) rischia di rallentarne l’azione sul territorio. Il partito uscito vincente dalle ultime elezioni politiche rischia anche di veder incrinata l’attuale compattezza con la creazione di una “corrente” dove confluirebbero gli ex Battiti e i fedelissimi di Adolfo Urso. Superato il tour-de-force della Finanziaria, il partito di Giorgia Meloni dovrà iniziare a macinare di nuovo azione politica. Con la solita squadra o una rinnovata? Lo decideranno le prossime settimane
Il prossimo appuntamento amministrativo dovrebbe far comprendere anche il posizionamento di Verona Domani: il movimento di Matteo Gasparato oscilla fra Fratelli d’Italia e le spinte più centriste del centrodestra. Non ha funzionato, per ora, l’alleanza con Coraggio Italia e Noi con l’Italia, i movimenti di Luigi Brugnaro, Giovanni Toti e Maurizio Lupi e lo scarso risultato elettorale di questi due movimenti ha tolto forza a Verona Domani proprio nel momento in cui avrebbe avuto bisogno del maggior aiuto possibile per resistere all’assalto dello spoil system di Damiano Tommasi che si è ripreso il gioiello della corona, la presidenza di AgsmAim, dalle mani di Stefano Casali. A Mirco Caliari (già vicepresidente di Agsm e dg della Fiera di Isola della Scala) il compito di organizzare la squadra delle amministrative partendo da Sona.
E il centrosinistra? Per non sbagliare non sta facendo praticamente nulla. E’ vero, ha segato in due le panchine; ha cancellato delle mozioni omofobe che non hanno mai significato nulla; ha imposto assessora e non assessore; darà il nome di Giorgio Gaberščik ad una via a vent’anni dalla scomparsa del Signor G… ma non ha fatto molto di più. Ha utilizzato lo spoil system per mettere i suoi alla A22 ed all’AgsmAim (e non c’è nulla di male), ma di progressi significativi non se ne vedono. Sul futuro della fiera, sull’aeroporto, sull’Agsm tace. Manca persino l’assessore allo sport (la delega ce l’ha Tommasi, ma anche lì non si è visto nulla). Non parliamo del central park che si avvia a far la fine del filobus: fra vent’anni saremo ancora qui a parlarne senza aver visto nemmeno una margherita crescere a Porta Nuova.
Il PD attende il congresso nazionale e intanto si lecca le ferite. L’area di Tommasi prova a darsi una struttura affidandosi ad uno bravo come Alberto Battaggia. Resta da capire se area Tommasi e il movimento Traguardi di Pietro Trincanato e Beatrice Verzè (con Tommaso Ferrari assessore), vinto questo giro, sapranno costruire in quattro anni una classe dirigente che possa presentarsi agli elettori con cose fatte e non soltanto con denunce di quello che non va.
Si dirà, migliora il clima dei diritti civili. E’ vero, non si vedono più in giro le tuniche bianche del Klan ma alla vicepresidente del Consiglio comunale – raccontano maliziosi rumor di palazzo – sarebbe stato consigliato di non esporsi troppo, di non mostrare troppo la bandiera. Il fatto che sia la prima vicepresidente di colore ovviamente non c’entra. E’ soltanto una carognata di Bulldog.
Infine c’è lui, Damiano Tommasi, il sindaco. Dovrà dire qualcosa di sinistra, prima o poi. Dovrà dare un indirizzo, prima o poi. Dovrà calarsi nella parte, prima o poi. Vuole fare lo stadio? Come vuole gestire il patrimonio imprenditoriale del Comune, un colosso da 2 miliardi di patrimonio? Dovrà dirlo alla città, prima o poi. Vuole – e dove – proseguire nella carriera politica? dovrà dirlo, prima o poi…
Nell’attesa, un ringhioso augurio di buon 2023 per tutti noi. Credo che ne abbiamo bisogno più che mai…